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Cronaca
29 Aprile 2025 - 10:30
Struttura di Corso Bolzano
È il 29 aprile 2025, e davanti all'ufficio immigrazione di corso Bolzano, la mattina porta con sè la speranza di ottenere un numero che permetterà di avviare una pratica tanto attesa.
Il primo della fila è un signore del Maghreb, il cui volto porta i segni della stanchezza, ma che non rinuncia a un sorriso. Accanto a lui, una donna anziana latinoamericana attende pazientemente il suo turno per rinnovare il permesso di soggiorno. Una sedia portata da casa, coperte per proteggersi dal freddo, e un silenzio interrotto solo dal rumore del traffico cittadino che inizia a intensificarsi. "Abbiamo bisogno del vostro aiuto", mormora una donna, mentre un uomo, che ha passato la notte in coda, ammette: "Non voglio casini, ho già troppi problemi".
Non è la prima volta che queste persone si trovano qui. Alcuni sono arrivati a mezzanotte, altri alle quattro del mattino, e molti di loro hanno già tentato più volte di accaparrarsi quel prezioso 'numero'. La rassegnazione è palpabile: "È una situazione che non si risolverà mai", sospira qualcuno. Eppure, solo poche settimane fa, il 4 aprile, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, aveva visitato l'ufficio per accertarsi della situazione. In quell'occasione, aveva elogiato gli sforzi compiuti per migliorare le condizioni dell'ufficio immigrazione, trasferito da corso Verona a corso Bolzano. Ma, evidentemente, qualcosa non ha funzionato.
La questione dell'immigrazione è complessa e stratificata. Nonostante gli sforzi delle istituzioni, le lunghe code e le attese interminabili sono diventate la norma. Ma perché? La risposta non è semplice. Da un lato, c'è un aumento della domanda di servizi legati all'immigrazione, dall'altro, una burocrazia che fatica a tenere il passo. Le risorse sono limitate, e il personale spesso insufficiente per gestire il flusso continuo di richieste.
La visita del presidente Cirio aveva acceso una speranza, ma la realtà quotidiana racconta una storia diversa. Le promesse di miglioramento sembrano svanire di fronte alla concretezza di una coda che non accenna a diminuire. È un problema che richiede non solo interventi strutturali, ma anche un cambiamento di paradigma.
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