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I menù durante la clausura

I cardinali presi per la gola: in Conclave la Nutella servita a colazione

Ecco cosa sappiamo sui pasti di Casa Santa Marta. Tra i vini: Sassicaia, bianco dei Castelli, Barbera e anche il Lambrusco delle Feste dell'Unità

In Conclave i cardinali presi per la gola, anche la Nutella servita a colazione

Questa immagine è stata creata con l'Intelligenza Artificiale

Un Conclave senza esclusione di colpi. Così i porporati italiani hanno deciso di prendere letteralmente per la gola quelli stranieri e imporre dopo Wojtyła, Ratzinger e Bergoglio, un pontefice di casa nostra. Per rendere più dolce l’amaro calice, avrebbero imposto alle monache Figlie della Carità di San Vincenzo dè Paoli che gestiscono Casa Santa Marta, di servire a colazione, durante il Conclave, oltre a burro e marmellata, anche barattoli di Nutella. Tant’è che, non sapendo quanti giorni dureranno le votazioni, le suore ne avrebbero fatto notevole scorta, svuotando non solo il market del Vaticano, ma anche i supermercati di Roma. Ma se si esclude la Nutella, almeno da ciò che viene ufficiosamente riferito, la colazione sarà parca. Non all’inglese: niente uova, formaggi e salumi, solo caffè, latte, tè e succo d’arancia. Per ciò che riguarda gli altri pasti, secondo quanto riportato da Men’s Health, i cardinali avrebbero a disposizione un menù fisso. A pranzo e cena, piatti semplici a base di pasta o riso, carne bianca o pesce, pane, ortaggi made negli orti del Vaticano. Se il conclave dovesse prolungarsi fino a domenica, pare che possa spuntare in tavola anche un dolcetto da forno. Probabilmente una crostata di mele preparata dalle stesse suore.

La parola d’ordine è: semplicità. Ma per i vini, che sono ammessi durante i pasti (i super alcolici invece sono vietati, tranne il Limoncello e un amaro prodotto dai monaci dell’abazia di Casamari) le Figlie della Carità hanno previsto (ma in dosi minime) qualche bottiglia di Sassicaia, poi il vino dei Castelli Romani come bianco e infine, per ciò che riguarda i rossi: Barbera del Monferrato e Lambrusco Amabile prodotto da un cooperativa “rossa” di Reggio Emilia (un po’ come alla Festa dell’Unità). «Durante le Congregazioni generali - spiega un monsignore di lungo corso che lavora pressso la Segreteria di Stato come minutante - le eminenze pasteggiano nei ristoranti vicino al Vaticano, per cui il rigore del Conclave è serve anche per una sana cura dimagrante». Una semplicità che avrebbe fatto agitare i partecipanti dei Conclave di secoli e secoli fa. Basti pensare a quando Gregorio X introdusse delle “misure culinarie” piuttosto drastiche a seguito del Conclave più lungo della storia (durato ben tre anni dal 1268 al 1271): dopo tre giorni senza elezione, un solo piatto per pasto; dopo otto giorni, solo pane, acqua e vino. Altro che carbonara. Ma c’è da dire che ogni epoca ha avuto una tradizione diversa. Un tempo c’era “timballo del cardinale” ripieno di mozzarella, opera del cardinale di Bartolomeo Scappi, lo chef che sarebbe divenuto poi Papa Pio V. Ma tornando al 2025, e ai pasti semplici ispirati alla dieta Mediterranea apprezzati da Papa Francesco, le regole sono molto precise. Tra queste è vietato il “delivery”. Non si può ricevere nulla da fuori durante il Conclave, il rischio? Che nei piatti si nascondano messaggi cifrati, se non addirittura, minacce.

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