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Economia
06 Maggio 2025 - 23:00
Sono circa 250mila i contribuenti che hanno aderito alla riapertura della Rottamazione Quater conclusasi lo scorso 30 aprile. Si tratta di soggetti che pur avendo inizialmente aderito alla definizione agevolata per debiti fiscali risalenti anche al 2000, erano decaduti dal beneficio per aver saltato una o più rate. Secondo quanto riportato da Italia Oggi, la platea potenziale di “ripescabili” era di circa 600mila contribuenti. Ora grazie alla riapertura dei termini questi soggetti avranno tempo fino al 30 giugno per rientrare nella definizione agevolata senza dover pagare sanzioni, interessi di mora o aggio. Le cartelle saranno sospese e ogni azione esecutiva verrà bloccata. La prima rata per chi rientrerà è fissata al 31 luglio 2025.
Nelle precedenti edizioni delle rottamazioni fiscali il tasso di decadenza aveva raggiunto anche il 70%, come nel caso della Rottamazione Ter, penalizzata da rate troppo alte e ravvicinate. Per la Quater, la percentuale si è attestata al 49%, grazie a condizioni più flessibili. Tuttavia chi non rispetterà le nuove scadenze andrà incontro alla decadenza automatica dai benefici fiscali con conseguente riattivazione delle procedure esecutive da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Il “magazzino” delle cartelle esattoriali continua a rappresentare una sfida per la macchina fiscale. Secondo le stime, l’ammontare complessivo dei carichi iscritti a ruolo sfiora i 1.865 miliardi di euro. Di questi, meno del 10% è ritenuto realmente esigibile. Proprio per ridurre il peso di questi crediti ormai compromessi si discute in Parlamento di una possibile Rottamazione Quinquies, con durata decennale e fino a 120 rate. La misura rientrerebbe in un più ampio progetto di “pace fiscale”, su cui è attesa nei prossimi giorni l’audizione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e del vice ministro al Mef, Maurizio Leo. Secondo l’Agenzia delle Entrate, dei 38,5 miliardi attesi dalla Rottamazione Quater ne sono stati incassati finora solo 12,2. Il resto potrebbe arrivare nei prossimi mesi anche grazie alla riapertura dei termini.
Chiudere il magazzino della riscossione rappresenterebbe per l’Erario un’operazione costosa – dal punto di vista del mancato incasso – paragonabile al valore del gettito atteso dal concordato preventivo biennale, che si chiuderà il 30 settembre 2025. Tuttavia, consentirebbe allo Stato di concentrare le risorse sul recupero dei crediti realmente aggredibili, razionalizzando l’azione fiscale e alleggerendo il carico degli uffici preposti alla riscossione.
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