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La minaccia

Sanità, a rischio i dispositivi salvavita: «Intervenga il Governo o non li forniamo più»

Annuncio delle imprese dopo la bocciatura dei ricorsi al Tar contro il “payback sanitario”

Sanità, a rischio i dispositivi salvavita: «Intervenga il Governo o non li forniamo più»

Il tema è complicato ma le conseguenze sono molto chiare: 1.500 imprese rischiano di fallire e per evitarlo pensano di interrompere la fornitura dei loro prodotti. Che sono dispositivi salvavita: valvole cardiache, protesi ortopediche, ventilatori polmonari, dispositivi per dialisi e per i pronto soccorso. Ma anche camici, garze e ferri chirurgici: «O il Governo interviene o dovremo valutare lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedali - dichiara Sveva Belviso, presidente di Fifo Confcommercio - Non possiamo garantire l’approvvigionamento di materiali essenziali quando lo Stato pretende dalle imprese miliardi di euro per inefficienze imputabili alle proprie Regioni. Ci rimetteranno migliaia di pazienti».

Il problema è il sistema del payback, una vecchia norma che impone alle aziende produttrici di versare il 50% della spesa in eccesso delle Regioni. Che solo in Piemonte vale 356 milioni per il periodo 2015-2020 (3 miliardi e 600 milioni a livello nazionale). Per questo le aziende fornitrici hanno avanzato una serie di ricorsi al Tar, bocciati in queste ore. Perché, secondo i giudici, i privati dovevano conoscere le regole e i relativi rischi contrattuali legati alla forniture.

«Abbiamo già avviato un tavolo di confronto con il Governo, l’unico che può e deve intervenire con urgenza per scongiurare questa crisi - prosegue Belviso - Ci attendiamo risposte immediate e concrete. Come fornitori di dispositivi medici, abbiamo sempre anteposto la salute dei cittadini e mai avremmo voluto trovarci nella condizione di dover compromettere la funzionalità del sistema sanitario nazionale. Ma, senza risposte dalle istituzioni, non ci sarà altra scelta».

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