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Economia e alimenti
20 Maggio 2025 - 17:10
Dai giovani under 30 agli over 65, il riso si conferma un alimento capace di attraversare le generazioni, adattandosi ai gusti in continua evoluzione degli italiani. Se i più giovani lo prediligono in preparazioni internazionali come sushi e pokè, le persone di mezza età lo valorizzano in ricette uniche e sostanziose come insalate miste, paella o la tradizionale tiella. Per gli anziani, invece, il riso resta soprattutto sinonimo di risotto, piatto iconico della cucina nostrana.
A delineare questo scenario è la terza edizione dell’Osservatorio sul consumo del riso in Italia, curata da AstraRicerche per conto dell’Ente Nazionale Risi, che evidenzia non solo la diffusione trasversale del consumo, ma anche l’abilità del riso di rimanere al passo con le trasformazioni sociali e culinarie.
Dietro questo successo c'è anche una continua attività di sperimentazione, come l’introduzione dell’ibridazione varietale, pratica avviata in Europa nel 1925 a Vercelli dal pioniere Giovanni Sampietro. Grazie a questa tecnica, ottant’anni fa nacque in una cascina di Paullo il celebre Carnaroli, frutto dell’incrocio tra le varietà Vialone e Lencino ad opera di Ettore De Vecchi. Una pietra miliare per la risicoltura italiana.
Proprio per celebrare questa duplice ricorrenza – 100 anni dal primo esperimento europeo di ibridazione e 80 dalla nascita del Carnaroli – l’Ente Nazionale Risi ha annunciato un fitto calendario di eventi per il 2025. Il culmine sarà a settembre con “Risò”, manifestazione fieristica internazionale che si svolgerà a Vercelli, dedicata alla valorizzazione del riso in tutte le sue forme.
Oggi il riso, forte della sua duttilità, è uno degli alimenti più amati sulle tavole italiane. Secondo le rilevazioni, il 70,3% degli italiani lo consuma sotto forma di risotto, seguito dal 58,8% che lo preferisce in insalata e dal 37,6% che lo consuma bollito, anche come semplice accompagnamento.
Sempre più spesso, però, il riso assume nuove vesti, ispirate alla cucina internazionale. Il sushi è apprezzato dal 23,2% degli intervistati, mentre il riso alla cantonese arriva al 17,7%. La crescente popolarità di questi piatti ha aumentato la richiesta di varietà a chicco lungo, come il Basmati o il Thaibonnet, a discapito delle varietà tonde tradizionali.
Nonostante l’aumento dei consumi (+6% negli ultimi dieci anni) e delle esportazioni (+4%), la produzione interna ha subito un calo del 5%, con un incremento delle importazioni del 66%. Un segnale che, pur con una domanda vivace, l’offerta nazionale fatica a soddisfare pienamente le nuove esigenze del mercato.
Ma cosa rende il riso così apprezzato? Innanzitutto la sua reputazione come alimento sano: per il 77,5% degli italiani è salutare, per l’83,5% è facilmente digeribile, e il 75,8% lo considera benefico per la flora intestinale. È inoltre privo di glutine (72,2%), ricco di carboidrati (77,9%) e apporta vitamine (69,8%).
Queste caratteristiche lo rendono un ingrediente immancabile per il 45% degli italiani che lo consuma almeno una volta a settimana, mentre il 43% lo porta in tavola almeno una volta al mese. Solo una minoranza, pari al 12%, non lo include mai nella propria dieta domestica.
Per conquistare anche quest’ultima fascia, le aziende del settore stanno puntando su prodotti alternativi e innovativi: dalle barrette energetiche alle bevande vegetali, dalle gallette alle chips. Un segmento in espansione: il 17% degli italiani consuma snack a base di riso, e il 17,5% sceglie bevande vegetali ricavate da questo cereale.
Il riso, insomma, si conferma non solo una colonna della cucina italiana, ma anche un alimento in grado di reinventarsi, abbracciando nuove culture, nuove esigenze e nuovi stili di vita.
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