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Economia

Riso italiano e D.O.P.: un’opportunità da cogliere per uscire dalla crisi

Senza adeguate tutele di origine, il comparto risicolo perde identità e valore: rilanciare le varietà storiche passa da certificazioni, cooperazione e maggiore consapevolezza del consumatore

Riso italiano e D.O.P.: un’opportunità da cogliere per uscire dalla crisi

Nel contesto di un'economia globale sempre più orientata alla competizione, le certificazioni di origine rappresentano uno strumento essenziale per valorizzare i prodotti tipici e garantire la loro riconoscibilità. Marchi come la Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.) non solo preservano il legame territoriale di un alimento, ma offrono anche al consumatore garanzie sulla sua qualità e provenienza.

Nel settore risicolo italiano, tuttavia, l’utilizzo di questo tipo di riconoscimento è ancora limitato. A oggi, solo il riso della Baraggia Biellese e Vercellese è certificato D.O.P. Una realtà che ha creato confusione nel mercato e scarso riconoscimento per le varietà storiche. Un esempio è il Carnaroli, spesso sostituito da varietà simili vendute con lo stesso nome, in assenza di una tutela normativa più efficace.

Silvano Saviolo, dell’Associazione Risicoltori Piemontesi, chiarisce che non si tratta di una pratica illecita, ma del risultato di una mancanza di protezione: “Senza una D.O.P., è possibile usare nomi prestigiosi anche per risi che non corrispondono all’originale. Questo spinge i produttori a scegliere varietà meno pregiate, ma più redditizie”.

Le varietà moderne infatti sono più resistenti a malattie, eventi climatici estremi e più semplici da raccogliere grazie alla pianta più bassa. Al contrario, le varietà tradizionali sono più fragili e si prestano poco anche alla coltivazione biologica, ancora oggi poco diffusa nel comparto risicolo, anche per via di un mercato poco remunerativo.

Un altro nodo centrale è quello dei prezzi di vendita. “Il riso parboiled – osserva Saviolo – viene venduto a un prezzo inferiore al suo costo di produzione”. A questo si aggiungono le difficoltà climatiche: nel 2024 le intense piogge autunnali in Piemonte hanno compromesso la crescita e la raccolta, aggravando le sfide del settore.

In un simile contesto, la cooperazione tra produttori rappresenta una risorsa strategica. Ne è esempio l’Associazione Risicoltori Italiani, attiva da quasi 40 anni e composta da 148 soci, in gran parte provenienti da Vercelli, Novara e Biella. Una realtà nata per sostenere il territorio, promuovere la qualità e salvaguardare le tradizioni agricole.

Per garantire un futuro al riso italiano, è indispensabile investire di più nelle denominazioni di origine, affiancando il lavoro degli agricoltori a politiche istituzionali, una maggiore consapevolezza dei consumatori e strategie di comunicazione più efficaci. Solo così si potrà offrire al riso piemontese il riconoscimento che merita.

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