Il 10 maggio il Comune di Pisa è stato vittima di un attacco informatico condotto dal gruppo criminale Nova che ha sottratto 2 terabyte di dati dai sistemi municipali. Dopo aver chiesto un riscatto di 2 milioni di dollari in criptovalute, i cyber criminali hanno iniziato a pubblicare i file rubati, esasperati dalla mancanza di risposta da parte dell’amministrazione. E lo hanno fatto con toni ben lontani dalla prassi del cyber crimine, arrivando a insultare direttamente la premier Giorgia Meloni.
Powered by
A 11 giorni dall’attacco, Nova ha pubblicato online un primo pacchetto da 100 GB contenente cartelle personali di dipendenti, dati sensibili di cittadini, fatture e documenti amministrativi. Il tutto accompagnato da un messaggio carico di rabbia e disprezzo, che oltre a criticare il mancato pagamento, ha usato volgarità sessiste e insulti politici, definendo l’Italia “un paese di pagliacci” e la sua leader “una p*****a”.
Chi sono i Nova
Nova è un gruppo ransomware attivo da pochi mesi, ma secondo gli analisti si tratterebbe di un rebranding del gruppo RALord, già noto nel settore. Agisce attraverso affiliati che conducono materialmente gli attacchi, trattenendo l’85% del bottino, mentre il vertice si occupa di fornire strumenti, trattare con le vittime e gestire la comunicazione tramite un blog nel Dark Web.
Peculiarità del sito di Nova è la presenza di un quiz tecnico che funge da “filtro” per gli accessi: chi non risolve operazioni logiche o comandi Linux viene rimandato a Wikipedia alla voce script kiddie, un termine dispregiativo per hacker improvvisati. Un’esibizione di superiorità che sfuma nel ridicolo, considerando che oggi operazioni simili si risolvono con pochi prompt di intelligenza artificiale.
Una pubblicazione irrituale
La furia di Nova, però, sorprende anche per il linguaggio anomalo rispetto al tono “algido” usato per le altre vittime elencate sul blog. Nel caso pisano, infatti, i criminali lamentano il mancato avvio di una trattativa nonostante “i messaggi inviati all’indirizzo Gmail del Comune” – una modalità a dir poco discutibile, se si trattava di avviare un dialogo con un ente pubblico.
Le invettive culminano in un avvertimento: “La parte 2 arriverà. Questo era solo l’inizio.” Una minaccia che lascia intendere la pubblicazione del restante bottino digitale.
Mentre Nova agisce sul piano mediatico e digitale, il Comune di Pisa tace. Nessun comunicato, nessuna presa di posizione ufficiale. Un silenzio che ha spinto la senatrice Ylenia Zambito (PD) a presentare un’interrogazione parlamentare per fare chiarezza sull’attacco, sulla violazione della privacy di cittadini e lavoratori, e sull’assenza di una risposta istituzionale.
Nel frattempo, gli archivi diffusi da Nova circolano in rete tramite piattaforme di file sharing. E l’Italia, già tra i paesi più colpiti da attacchi ransomware in Europa, si ritrova ancora una volta vulnerabile, impreparata e – nel caso pisano – umiliata pubblicamente da criminali senza scrupoli.