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La decisione
27 Maggio 2025 - 16:50
È arrivata la decisione ufficiale sul futuro di Casa Chantal: la struttura di via Martiri della Libertà a Mathi non verrà riconvertita in centro per l’accoglienza dei migranti. Lo ha comunicato il sindaco Vittorio Rocchietti dopo l’incontro con il Prefetto di Torino lo scorso 21 maggio. La svolta arriva al termine di un lungo lavoro condotto dall’ufficio tecnico e dai legali del Comune, che hanno inoltrato una formale comunicazione al Prefetto, all’Asl, ai Vigili del Fuoco e alla cooperativa Sanitalia, proprietaria dell’immobile.
L’Amministrazione ha motivato la propria opposizione evidenziando come l’attuale destinazione urbanistica, sancita da due convenzioni risalenti al 1998 e al 2002, definisca Casa Chantal come “presidio socio assistenziale per anziani autosufficienti e non autosufficienti”. Tale destinazione, sottolinea Rocchietti, non può essere modificata senza l’esplicito consenso comunale, che non verrà concesso. A ciò si aggiungono problemi di agibilità dell’immobile: alcune richieste tecniche poste a Sanitalia non sarebbero ancora state soddisfatte.
Oltre ai vincoli giuridici, il sindaco ha posto l’accento su motivazioni legate all’opportunità della scelta: la collocazione centrale della struttura, nel cuore dell’area commerciale del paese, renderebbe poco adatta Casa Chantal a diventare un Centro Straordinario di Accoglienza. «Pur nel rispetto del principio di solidarietà – ha dichiarato Rocchietti – riteniamo nostro dovere difendere la funzione storica della struttura e ci opporremo con tutti gli strumenti legali a un suo uso diverso».
Fin dall’inizio, l’ipotesi di destinare Casa Chantal all’accoglienza aveva suscitato forti reazioni. È nato il comitato “Chantal rsa”, che ha raccolto in pochi mesi 2.500 firme per chiedere il mantenimento della vocazione originaria dell’immobile. Anche la politica regionale è intervenuta, con il consigliere Fabrizio Ricca – capogruppo della Lega – che ha seguito la vicenda.
Il Comune ha infine ribadito che Casa Chantal è una proprietà privata e non ha mai fatto parte del patrimonio comunale. La vendita da parte dei precedenti gestori a un soggetto privato, senza alcun confronto pubblico, ha ulteriormente alimentato le tensioni. La linea dell’Amministrazione è chiara: nessuna deroga alla vocazione assistenziale della struttura.
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