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Il Paese europeo più colpito
06 Giugno 2025 - 11:40
L’Italia si conferma il paese europeo più colpito dalle frane: sono oltre 636mila gli episodi documentati nel corso della sua storia, alcuni risalenti a tempi molto remoti e di cui restano tuttora evidenti tracce. Il fenomeno continua a manifestarsi con frequenza significativa: solo nel 2024 ne sono state registrate 129, mentre nei primi cinque mesi del 2025 se ne contano già una decina. L’ultimo caso si è verificato il 28 maggio scorso nel comune di Foza, in provincia di Vicenza, dove un grosso masso si è staccato da una parete rocciosa cadendo su una strada provinciale.
Questi dati emergono dalla piattaforma IdroGeo, gestita dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che monitora il dissesto idrogeologico in Italia. Nonostante la frequenza, le frane rimangono un fenomeno naturale poco prevedibile e ancora poco compreso nel dettaglio.
“L’Italia è senza dubbio il Paese europeo con il maggior numero di frane note, e il rischio di eventi simili è destinato ad aumentare negli anni a venire,” spiega a ANSA Fausto Guzzetti, ricercatore dell’Istituto di Matematica Applicata e Tecnologie Informatiche del CNR e membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Guzzetti ha partecipato oggi a Roma a un convegno dedicato proprio a questo tema. “Il cambiamento climatico, che porta a precipitazioni sempre più intense e concentrate nel tempo, sta aggravando il rischio. Le frane, inoltre, modellano il paesaggio italiano e sono al contempo influenzate dalle sue caratteristiche. Pensiamo di conoscerle bene, ma la realtà è diversa: ad esempio, durante le alluvioni in Emilia-Romagna nel maggio 2023, sono state registrate oltre 80mila frane in pochi giorni.”
Le mappe di IdroGeo evidenziano come vaste porzioni d’Italia, ad eccezione delle zone pianeggianti, siano a elevato rischio frane. La popolazione esposta a pericoli è stimata intorno al 2,2% del totale nazionale, ossia più di 1,3 milioni di persone. Paola Salvati, dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del CNR e intervenuta al convegno, ha ricordato che tra il 1974 e il 2023 le frane hanno provocato la morte di 1.060 persone e l’evacuazione di oltre 138.000 individui.
Secondo Guzzetti, le frane più pericolose sono quelle rapide, che si verificano in presenza di piogge abbondanti o su terreni composti da depositi vulcanici. “È fondamentale comprendere l’impatto non solo dei cambiamenti climatici ma anche di quelli ambientali ed economici, come il diverso utilizzo del territorio, su questi fenomeni. Attualmente incontriamo grandi difficoltà nelle previsioni a medio-lungo termine, da 10 a 50 anni, che sarebbero le più utili per la pianificazione territoriale.”
L’incontro, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, ha anche l’obiettivo di identificare le barriere che impediscono di mettere a frutto le conoscenze e le tecnologie già a disposizione. Guzzetti sottolinea come il costo e le risorse limitate rappresentino un freno, così come la necessità di trasformare prototipi in soluzioni operative su larga scala, un processo lento. “A volte, il problema è semplicemente organizzativo: ad esempio, sarebbe fondamentale rendere accessibili in modo sistematico i dati provenienti da costellazioni satellitari come Copernicus.”.
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