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I lavoratori del futuro

Generazione Z: entro il 2030 sarà un terzo della forza lavoro globale

I nuovi lavoratori che mettono al primo posto il benessere, la flessibilità e reali opportunità di crescita professionale. Le aziende devono adeguarsi per non perdere i talenti più promettenti.

Generazione Z: entro il 2030 sarà un terzo della forza lavoro globale

Entro il 2030, la Generazione Z – composta da chi è nato tra gli anni ’90 e i primi 2000 – sarà protagonista sul mercato del lavoro, rappresentando circa un terzo della forza lavoro globale. Questo gruppo porta con sé nuove aspettative, in particolare riguardo al benessere sul lavoro, alla soddisfazione personale e alla fiducia nei confronti delle aziende.

Secondo i dati emersi dalla conferenza annuale di ManpowerGroup Italia, denominata “The Exchange - Disegniamo insieme il futuro del lavoro”, la Gen Z mostra una forte tendenza a cambiare lavoro rapidamente, con quasi la metà dei giovani italiani pronta a lasciare il proprio impiego entro sei mesi, pur cercando un’occupazione stabile e soddisfacente. A preoccupare è il calo dell’engagement lavorativo, che negli ultimi cinque anni è sceso dal 40% al 35%, influenzato da fattori quali la limitata possibilità di crescita professionale, la mancanza di connessione con la mission aziendale e scarse opportunità di formazione.

Lo stress sul lavoro è un altro elemento critico: il 57% della Gen Z lo segnala come un problema quotidiano, una percentuale nettamente superiore rispetto ai “baby boomer” italiani, che si attestano al 44%.

David Herranz, Regional President di ManpowerGroup per l’Europa del Sud, sottolinea come la Generazione Z abbia chiari valori e aspettative legati all’equilibrio tra vita e lavoro, e che ogni azienda che voglia attrarre questi talenti deve saper essere flessibile e attenta a comprendere queste esigenze.

Anna Gionfriddo, CEO di ManpowerGroup Italia, evidenzia che il futuro del lavoro sarà caratterizzato da aziende sempre più “ecodigitali”, umane e personalizzate, capaci di coinvolgere e valorizzare i propri dipendenti. In questa direzione, le imprese stanno concentrando le proprie strategie su attività di reclutamento e formazione continua, oltre a proporre soluzioni mirate al benessere, come orari flessibili, aumenti salariali e percorsi di carriera più chiari.

Paolo Magri, presidente del Comitato Scientifico dell’ISPI, ha definito il contesto attuale come segnato da una persistente incertezza geopolitica ed economica, iniziata con gli eventi dell’11 settembre 2001 e aggravata da crisi successive come pandemie e tensioni internazionali. In questo scenario, l’Europa deve mantenere coesione e pragmatismo per affrontare le sfide future.

Dal punto di vista italiano, Carlo Cottarelli dell’Università Cattolica di Milano ha evidenziato come, negli ultimi dieci anni, oltre 30mila giovani sotto i 35 anni siano emigrati per cercare lavoro all’estero. I motivi principali sono legati alla stagnazione della crescita economica e alla mancanza di posti di lavoro qualificati e ben remunerati. Per invertire questa tendenza, Cottarelli indica quattro interventi fondamentali: ridurre la pressione fiscale, abbassare i costi energetici, semplificare la burocrazia e accelerare i processi civili. Solo così sarà possibile offrire opportunità concrete ai giovani e valorizzare le loro competenze.

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