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GARLASCO

Scomparsi i reperti del caso Poggi: ora il DNA si analizza con l’intelligenza artificiale

Le nuove analisi puntano su vecchi dati e software genetici per cercare la verità

Scomparsi i reperti del caso Poggi: ora il DNA si analizza con l’intelligenza artificiale

Il prossimo 17 giugno si aprirà un nuovo capitolo nell'inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi, la 26enne uccisa nella sua abitazione di Garlasco il 13 agosto 2007. Al centro delle nuove analisi ci sarà il profilo genetico di Andrea Sempio, da tempo indagato, sul quale si concentrano le attenzioni degli inquirenti. Ma la difficoltà è immediata: i reperti originali – tracce biologiche, impronte e perfino il pigiama della vittima – sono tutti scomparsi. Rimangono solo le perizie eseguite in passato, le fotografie e le relazioni tecniche, che ora verranno riesaminate alla luce delle nuove tecnologie statistiche e di intelligenza artificiale.

DNA e probabilità: il ruolo dell’algoritmo

Gli esperti della procura di Pavia, affiancati da consulenti specializzati come Emiliano Giardina, dovranno lavorare esclusivamente sui dati numerici già acquisiti. Per farlo utilizzeranno lo strumento “Y-Str Mixture calculation”, un software che stima, tramite calcolo probabilistico, la possibilità che una traccia genetica provenga da un determinato soggetto. Le analisi si baseranno su un database europeo di 349.750 profili maschili e hanno già indicato che è tra 476 e 2.153 volte più probabile che quel DNA appartenga a Sempio piuttosto che a un soggetto ignoto. Ma resta un dubbio cruciale: non si sa nemmeno con certezza se quel DNA fosse sotto o sopra le unghie di Chiara, un dettaglio tecnico che cambia radicalmente l’interpretazione della prova.

Una seconda traccia misteriosa

A rendere il quadro ancora più complesso, c’è l’emergere di un secondo profilo genetico maschile trovato sull’anulare della mano sinistra della vittima. Questa traccia, non compatibile né con Sempio né con Alberto Stasi – l’ex fidanzato condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio – lascia ipotizzare un contatto con un’altra persona poco prima del delitto. Anche questo DNA, però, non è più fisicamente disponibile: la sua unica testimonianza resta nei fascicoli dell’epoca. Ecco perché il gip Daniela Garlaschelli ha incaricato il genetista Giardina di valutare ogni elemento ancora sfruttabile.

Un’indagine che divide

La riapertura dell’inchiesta non convince del tutto la famiglia Poggi. Il loro legale, Gian Luigi Tizzoni, ha ricordato che Stasi è stato condannato dopo otto anni di processi e che la Cassazione ha chiuso il caso nel 2015. Tuttavia, i Poggi sono disposti ad accettare ogni nuova verifica pur di evitare che, nel tempo, si moltiplichino ipotesi infondate. Tizzoni ha inoltre proposto di ampliare il numero di persone sottoposte a test del DNA, per scongiurare il rischio di contaminazioni avvenute dopo l’omicidio. Tra i profili da analizzare ci saranno anche quelli di alcuni carabinieri intervenuti sul luogo del delitto, per escludere che le tracce trovate possano essere state lasciate durante le operazioni di soccorso o ispezione.

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