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Garlasco
05 Giugno 2025 - 14:00
Fabrizio Corona
«Io sono stato in galera, se uno è innocente grida la sua innocenza». Fabrizio Corona torna a Garlasco e lo fa con il piglio del cronista d’assalto e l’invadenza del personaggio mediatico. Questa volta nel mirino c’è Andrea Sempio, oggi formalmente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, la 26enne uccisa nel 2007 per cui è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi.
Ma l’ex re dei paparazzi — ora “reporter” del suo canale YouTube Falsissimo — non si accontenta di indagini e carte giudiziarie. Vuole “la verità” a modo suo. E così, con telecamera al seguito, irrompe nel negozio Wind Tre dove Sempio lavora, cercando di strappargli dichiarazioni, provocando un crescendo di tensione che culmina in una telefonata ai Carabinieri.
«Sei tornato a lavorare. Sei mancato due settimane», esordisce Corona. Poi il tentativo: «Posso farti solo una domanda? Una sola». Ma Sempio, sorpreso e visibilmente infastidito, si ritira nello sgabuzzino del negozio, aiutato da un collega. Corona insiste: vuole sapere del coinvolgimento di un assistente dell’avvocato, allude, accusa, pretende. Ma il negozio non è uno studio televisivo e la troupe viene allontanata.
La scena si sposta nel parcheggio e poi a casa dei genitori di Sempio, dove Corona — telecamera accesa — lo attende per un’ultima domanda. Sempio non esce, arrivano i Carabinieri. Nessuna denuncia, ma un’identificazione formale. E Corona chiude con una battuta amara: «Uno show assurdo. Un indagato chiama i carabinieri per difendersi da una domanda».
Parallelamente, nel solco di Falsissimo, Corona rilancia accuse e misteri. Intervista un parente alla lontana della famiglia Cappa, lo zio di Chiara Poggi, che insinua ombre pesanti sulle dinamiche familiari e su un presunto “potere” dei Cappa nel paese. L’uomo racconta — con tanto di nomi scritti su un foglio — versioni non verificate su borsoni, armi nel fosso, e presunti intrallazzi legati alla casa della nonna.
A rincarare la dose, il testimone Gianni Bruscagin, che già alle Iene aveva tirato in ballo la cugina della vittima, Stefania Cappa. Secondo lui, quel giorno sarebbe entrata agitata con un borsone, per poi sentir gettare qualcosa nel fosso. I foglietti di Bruscagin — «torrente», «borsone», «armi» — sono ora il nuovo feticcio del complottismo da YouTube.
Il caso Garlasco, già al centro di errori giudiziari, sentenze ribaltate e processi mediatici, rischia ora di precipitare in un circo di teorie e testimoni improvvisati. Mentre la procura indaga seriamente su nuovi indizi genetici, la macchina del sensazionalismo digitale brucia le tappe, fabbrica colpevoli e alimenta sospetti. E con essa riemerge il lato oscuro dell’informazione-spettacolo.
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