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Energia & Economia

Il lato oscuro del fotovoltaico: ecco chi ci guadagna (e chi ci perde)

Boom di pannelli solari in Italia, ma una ricerca spiega quanto cambia il mercato immobiliare

Il lato oscuro del fotovoltaico: ecco chi ci guadagna (e chi ci perde)

Nel 2024 il fotovoltaico ha conosciuto un autentico boom: sono aumentate le installazioni di pannelli e soprattutto nel corso dell'anno passato l'Italia ha aggiunto oltre 7,5 gigawatt di nuova capacità da fonti rinnovabili, rendendo sempre più raggiungibile l'obiettivo di 8-10 gigawatt entro il 2030, con un incremento della capacità complessiva nel Paese del 36%, secondo i dati di Terna. Eppure, il fotovoltaico non è immune da contestazioni, soprattuto per i terreni agricoli. Ma la domanda vera è: quanto influisce il fotovoltaico sul mercato immobiliare? Vediamo insieme.

In estrema sintesi, cala il valore degli immobili residenziali ma aumenta il valore dei terreni. Lo si evince da un articolo pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, nel quale i ricercatori del Dipartimento di Economia Agricola e Applicata del College of Agriculture and Life Sciences della Virginia Tech hanno condotto una indagine approfondita che ha analizzato milioni di transazioni immobiliari e numerosi impianti solari commerciali, con l'obiettivo di chiarire uno dei principali svantaggi comunemente associati all'adozione su vasta scala dell'energia solare. Spiega Chenyang Hu, assistente di ricerca al Dipartimento e principale autore dell'articolo: “Con l'aumento dell'uso di energie rinnovabili negli Stati Uniti, gli impianti solari vengono sempre più spesso installati vicino alle abitazioni e sui terreni agricoli, il che spesso provoca il rifiuto dei residenti preoccupati per l'estetica o la perdita di valore degli immobili”.

Sin dalle prime adozioni della tecnologia fotovoltaica - parliamo degli anni '70 - ha preso forma la convinzione che i pannelli solari sono visivamente sgradevoli e riducono il valore dei terreni circostanti. Per comprendere appieno la portata di questa convinzione i ricercatori hanno identificato 3.699 impianti solari fotovoltaici, le abitazioni residenziali e i terreni agricoli o liberi situati vicino a ciascun impianto, esaminando quasi 9 milioni di transazioni immobiliari, il che ha permesso loro di tracciare l'andamento del valore degli immobili nel tempo – a partire da 15 anni prima della costruzione dell'impianto solare fino al 2020 – in relazione alla loro distanza dal parco solare.

Dalla ricerca, riferisce l'agenzia GEA, è emerso che in media, i terreni agricoli e i terreni liberi entro due miglia dal sito hanno registrato un aumento di valore del 19,4%. Ben diverso il discorso su immobili residenziali: le abitazioni entro tre miglia da un sito hanno perso una piccola parte del loro valore, in media il 4,8%. “Questo impatto negativo è diminuito con la distanza dal sito e con il tempo trascorso dall'installazione e non ha interessato le abitazioni residenziali su lotti di oltre cinque acri”, spiegano i ricercatori.

In sostanza, "gli impatti negativi sulle abitazioni sembrano derivare più dalla percezione o da un effetto stigma che da un danno reale”. Ma non solo. È interessante notare che "questi effetti sono molto più ridotti o addirittura invertiti nelle contee politicamente orientate a sinistra”.

Ricerca basata sui modelli americani, dove lo sfruttamento e il business del fotovoltaico sono molto più avanzati, ma sovrapponibile alla realtà italiana? La risposta, ai mercati (come sempre).

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