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Fauna delle valli piemontesi
12 Giugno 2025 - 20:15
Catturare la vita selvatica nel suo stato più autentico, senza interferenze né presenze umane, è da sempre uno dei sogni di chi studia o ama la natura. Oggi, grazie alla tecnologia, questo è possibile. Le fototrappole, dispositivi dotati di sensori di movimento e infrarossi, permettono di documentare il passaggio di animali nei luoghi più remoti, spesso di notte, rivelando comportamenti invisibili all’occhio umano.
Nate come strumenti scientifici, queste videocamere mimetiche si sono imposte in diversi contesti: dalla ricerca ecologica alla conservazione ambientale, fino alla narrazione visiva portata avanti da fotografi e appassionati.
Nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, ad esempio, le fototrappole sono uno strumento fondamentale per i guardiaparco impegnati nella tutela del gipeto, un rapace scomparso da queste montagne all’inizio del Novecento e oggi tornato a nidificare. Proprio grazie a questi "occhi elettronici", quest'anno è stata documentata la presenza di una coppia nidificante nella Valle Orco: un risultato che consente non solo di monitorare l’andamento della specie, ma anche di adottare misure di protezione mirate, evitando il disturbo umano in aree sensibili.
Ma questi strumenti non parlano solo agli scienziati. Il loro utilizzo si sta diffondendo anche tra fotografi e amatori, desiderosi di raccontare la natura in modo rispettoso e coinvolgente. È il caso del fotografo piemontese Valerio Minato, che con il collettivo Wild Orio ha documentato incontri notturni con volpi, istrici e altri animali nei boschi del Piemonte.
Dietro a ogni immagine, c’è poi la pazienza e la passione di chi installa il dispositivo e impara ad aspettare, giorni e spesso settimane, per restituirci lo spettacolo della vita selvatica.
Un esempio concreto di progetti nati con questo scopo si trova su Instagram con il nome @fototrappolaggio_val_chisone. Una pagina nata due anni fa, che pubblica le registrazioni provenienti dalle fototrappole installate in alcuni punti della Val Chisone.
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Il creatore del progetto racconta che l'idea di installare le fototrappole è nata perchè spinto dal desiderio di approfondire la conoscenza della fauna selvatica che popola la valle dove vive. Questa passione per la natura, in particolare per gli animali delle aree alpine, nasce quando era bambino grazie alla sua famiglia: «Ricordo con piacere le domeniche caratterizzate da lunghe camminate nel tentativo di ammirare i selvatici e portare a casa un filmato grazie alla videocamera di mio papà».
Con il tempo, la tecnologia ha fatto grandi passi avanti, permettendo l’utilizzo di dispositivi compatti, resistenti e performanti, capaci di registrare immagini sorprendenti nel pieno rispetto dell’ambiente. Le fototrappole, racconta, gli hanno permesso di iniziare a osservare gli animali senza disturbarli, diventando testimone silenzioso della loro vita quotidiana.
C'è poi la scelta dei luoghi in cui installare i dispositivi che, ci spiega, è il risultato di un’attenta valutazione. L’esperienza sul territorio, la stagione, il tipo di specie che si vuole osservare e i sopralluoghi alla ricerca di tracce e segni di passaggio sono tutti elementi fondamentali. Ma c’è anche una forte attenzione alla composizione visiva delle riprese: «Cerco degli scorci suggestivi che rendano la ripresa particolare ed interessante». I luoghi ideali quindi sono sempre remoti, lontani dalla presenza umana.
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Le specie osservate variano a seconda dell’habitat. Nei boschi di latifoglie e nelle zone di media valle si incontrano spesso caprioli, cinghiali, volpi e tassi. Nei lariceti e nelle praterie alpine, si aggiungono cervi e camosci. In entrambe le aree, è possibile riprendere anche il lupo, ormai presenza stabile sul territorio. Con il tempo, ci racconta, la sfida è diventata quella di catturare comportamenti inusuali e significativi, come la nascita dei cuccioli, atti predatori o i rituali del periodo riproduttivo.
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Dal punto di vista tecnico, questo tipo di progetto non presenta particolari criticità. Le fototrappole possono rimanere attive per settimane, talvolta anche mesi, senza richiedere manutenzione. Tuttavia, ammette: «La curiosità di vedere subito le riprese è sempre fortissima».
La sua decisione di condividere pubblicamente le immagini è nata dal desiderio di trasmettere la bellezza, la ricchezza e il valore educativo della natura selvaggia. L’obiettivo della pagina è quello di coinvolgere sia chi ha una conoscenza limitata della fauna, sia chi è già un esperto. «La speranza è di regalare un momento autentico e di tranquillità, nella vita frenetica di ognuno di noi, raccontando cosa succede nel silenzio delle nostre montagne».
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