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energia
16 Giugno 2025 - 16:25
L’Italia volta pagina sul nucleare. Dopo oltre un decennio di stop sancito dai referendum del 1987 e del 2011, il governo ha annunciato ufficialmente l’adesione all’Alleanza nucleare europea, un gruppo promosso dalla Francia e oggi composto da 13 Paesi dell’Unione Europea. La decisione, comunicata dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin durante il Consiglio UE sull’Energia a Lussemburgo, rappresenta un passo storico per il rilancio dell’energia atomica in Italia.
«Una scelta che ha risvolti industriali e tecnologici e sulla quale intendiamo proseguire con determinazione», ha dichiarato il ministro, sottolineando che la mossa è perfettamente in linea con il principio di neutralità tecnologica perseguito dal governo Meloni. L’obiettivo è garantire una transizione energetica sostenibile, sicura e competitiva, allontanando il Paese dalla dipendenza dai combustibili fossili.
Con l’adesione, l’Italia passa dallo status di osservatore a quello di membro attivo in un’alleanza che include Francia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia. L’Estonia resta per ora osservatrice, mentre perfino la Germania – che ha spento i suoi ultimi tre reattori nel 2023 – ha partecipato all’ultima riunione in qualità di “ospite curioso”.
La svolta italiana si inserisce in un contesto europeo sempre più favorevole all’atomo. Il nucleare rappresenta oggi circa il 22% della produzione elettrica dell’UE, con 100 reattori attivi in 12 Stati membri. E la Commissione europea, nel suo nuovo Programma illustrativo nucleare (PINC), pubblicato il 12 giugno, stima in 241 miliardi di euro gli investimenti necessari entro il 2050 per prolungare la vita degli impianti esistenti e costruirne di nuovi, con l’obiettivo di aumentare la capacità da 98 a 109 Gigawatt. In Italia, il cambio di passo si è concretizzato già lo scorso marzo, con la presentazione di un disegno di legge che prevede il ritorno del nucleare civile. La misura è contenuta nel Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) inviato a Bruxelles, che punta a un mix energetico più bilanciato e indipendente dalle fonti esterne.
Il governo insiste sulla necessità di puntare su tutte le soluzioni a basse o zero emissioni, come ribadito anche dal commissario europeo per l’Energia Dan Jørgensen: «Il nucleare ha un ruolo da giocare nella costruzione di un sistema più resiliente e sostenibile».
La decisione riaccende il dibattito in Italia su una fonte energetica tanto strategica quanto controversa. Se da un lato il nucleare può contribuire a ridurre le emissioni e garantire approvvigionamenti costanti, dall’altro restano le preoccupazioni legate alla sicurezza, allo smaltimento delle scorie e all’accettazione da parte dell’opinione pubblica. Ma il governo è deciso a guardare avanti: «Serve una visione pragmatica e tecnologicamente neutrale per garantire energia pulita e competitiva a famiglie e imprese», ha ribadito Pichetto Fratin. Il ritorno dell’Italia nel club dell’atomo segna quindi un passaggio simbolico e concreto nella transizione energetica del Paese.
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