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MEDIO ORIENTE

Iran‑Israele, botta e risposta: reattore di Arak sotto attacco e ospedale danneggiato a Be'er Sheva

Soroka evacuato in tempo, caccia israeliani colpiscono obiettivi chiave in territorio iraniano

Iran‑Israele, botta e risposta: reattore di Arak sotto attacco e ospedale danneggiato a Be'er Sheva

Il conflitto fra Israele e Iran si è intensificato con un nuovo, drammatico scambio di attacchi che ha investito obiettivi civili e militari su entrambi i fronti. Questa mattina, giovedì 19 giugno, un missile balistico lanciato dall’Iran ha centrato il Soroka Medical Center di Be’er Sheva, nel sud di Israele, innescando timori per una possibile fuoriuscita di sostanze pericolose al piano superiore dell’edificio. La polizia ha immediatamente isolato l’area, mentre squadre di artificieri e tecnici ambientali hanno avviato le verifiche e allontanato curiosi e residenti, giudicando la loro presenza un serio intralcio alle operazioni di emergenza.

Raid israeliani in profondità sul territorio iraniano

Nella notte—dopo aver diffuso in farsi un messaggio che invitava i civili a lasciare l’area—l’aviazione israeliana ha lanciato un’operazione su larga scala. Secondo il portavoce dell’IDF, quaranta caccia hanno sganciato oltre cento munizioni di precisione contro depositi di missili, siti di difesa aerea, impianti radar e strutture di ricerca nucleare. Colpito anche il reattore sperimentale di Arak, inattivo da tempo ma ritenuto dall’IDF «cruciale per la produzione di plutonio di grado militare», e installazioni nei pressi di Natanz destinate allo sviluppo di armamenti nucleari.
Fonti iraniane denunciavano, poche ore prima del raid, i sorvoli di aerei israeliani sopra l’area di Arak, segnalando che Teheran aveva invitato la popolazione locale a mettersi al riparo. Le autorità iraniane non hanno ancora fornito un bilancio ufficiale dei danni; fonti ospedaliere parlano di diversi feriti nei distretti colpiti.

Evacuazione preventiva e accuse di “crimine di guerra

Secondo le autorità israeliane, il missile ha colpito un vecchio blocco operatorio che, per ragioni di sicurezza, il Ministero della Salute aveva già svuotato il giorno precedente. La decisione, ha sottolineato il direttore di Magen David Adom, Eli Bin, «ha evitato una catastrofe di ben altre proporzioni». Il ministro della Salute Uriel Buso ha definito l’attacco «un atto di terrorismo» e «una chiara violazione del diritto internazionale», aggiungendo che colpire un ospedale «supera ogni linea rossa».
Gli iraniani, tramite l’agenzia di Stato IRNA, sostengono che l’obiettivo della loro offensiva missilistica fosse il quartier generale del comando e dell’intelligence israeliana, nonché un campo di raccolta dati vicino all’ospedale. In parallelo, l’esercito israeliano conferma due feriti gravi e una trentina di persone con lesioni lievi da schegge o onde d’urto.

Sicurezza interna e guerra dell’informazione

Sul fronte israeliano, il comandante del Distretto Sud Haim Bublil ha confermato che le unità sul terreno stanno «mappando ogni punto d’impatto» per individuare eventuali residuati bellici o perdite chimiche. Al contempo, la polizia esorta i cittadini a evitare le zone colpite, ricordando che l’assembramento «rallenta la bonifica e mette a rischio vite umane».
La tensione si estende anche al dominio cibernetico: nelle ore successive all’attacco missilistico, media iraniani hanno riferito di nuovi tentativi di hacking contro infrastrutture statali, mentre Israele accusa Teheran di diffondere disinformazione sul numero di vittime civili.

Netanyahu promette ritorsioni

In un messaggio pubblicato su X, il premier Benjamin Netanyahu ha promesso di far «pagare il prezzo totale ai tiranni di Teheran», lasciando intendere che la campagna militare potrebbe proseguire fino a neutralizzare le capacità offensive iraniane. La retorica speculare arriva da Teheran, dove i vertici militari parlano di «inevitabile risposta» in caso di «aggressioni provenienti da Washington o Tel Aviv».

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