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20 Giugno 2025 - 16:00
Nuova marcia indietro sul fronte ambientale per l’Unione europea. La Commissione ha annunciato il ritiro della proposta di direttiva contro il greenwashing, a pochi giorni dalla riunione finale del trilogo, il tavolo di negoziato tra Consiglio, Parlamento e Commissione UE.
La direttiva, nota come “Green Claims”, avrebbe introdotto regole comuni per le dichiarazioni ambientali delle aziende, imponendo prove scientifiche a supporto delle affermazioni e verifiche da parte di organismi terzi per contrastare il fenomeno del greenwashing, cioè la pratica di “vendere” come ecologici prodotti o servizi che in realtà non lo sono.
Il ritiro è arrivato dopo due anni di lavori legislativi, in cui la proposta era già stata ammorbidita nelle posizioni di Consiglio e Parlamento. Il colpo di grazia è arrivato però negli ultimi giorni, quando i gruppi del Partito Popolare Europeo (PPE), dei Conservatori e Riformisti (ECR) e dei Patrioti per l’Europa hanno chiesto formalmente alla Commissione di bloccare la misura, definendola troppo onerosa per le imprese.
Con questa decisione, Bruxelles cede ancora una volta alle pressioni politiche, rinunciando a uno strumento che avrebbe garantito maggiore trasparenza ambientale per i consumatori europei. Una battuta d’arresto che si aggiunge ad altri rallentamenti nell’agenda ecologica europea, sempre più messa in discussione soprattutto in vista delle elezioni e sotto la spinta dei partiti conservatori. “Vedremo come procedere, vi invitiamo a seguire gli sviluppi della situazione” ha dichiarato laconico un portavoce della Commissione, senza fornire motivazioni ufficiali per il ritiro della proposta.
La commissaria all’Ambiente Jessika Roswall ha ricevuto una lettera formale dal PPE che chiede di “riconsiderare e, in ultima analisi, ritirare” la direttiva, considerata un ostacolo burocratico e commerciale da chi si oppone a ulteriori regolazioni ambientali.
Il testo della direttiva mirava a regolamentare un fenomeno ormai diffuso nel marketing verde: le asserzioni ambientali ingannevoli che alimentano confusione nei cittadini e compromettono la fiducia nei prodotti sostenibili. Avrebbe rappresentato un passo importante per garantire chiarezza, correttezza e responsabilità nelle pratiche ambientali aziendali.
Ora, con il ritiro della proposta, l’Europa lascia un vuoto normativo che rischia di favorire il proliferare di messaggi green fuorvianti, proprio mentre l’attenzione alla sostenibilità dovrebbe essere massima.
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