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sanità
23 Giugno 2025 - 12:55
Una burocrazia che non consegna diagnosi può trasformarsi in una condanna. È quanto emerge dalla drammatica vicenda che ha coinvolto gli ospedali di Trapani e Castelvetrano, dove otto medici sono ora indagati per omicidio colposo e lesioni personali. Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Trapani, ci sono 3.313 referti istologici che non sarebbero mai stati recapitati ai pazienti nel 2024 e nel 2025. Le indagini hanno portato i magistrati a chiedere un incidente probatorio su dieci casi clinici, per chiarire se i ritardi nella consegna dei referti abbiano aggravato le condizioni dei pazienti, alcuni dei quali sono poi deceduti.
Il caso è emerso a livello nazionale grazie alle interrogazioni parlamentari presentate da Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera (Forza Italia), che ha portato in Aula la storia di Maria Cristina Gallo, 56 anni, a cui un tumore in stadio terminale è stato diagnosticato otto mesi dopo l’esame istologico. Un ritardo che, secondo la sua famiglia, ha compromesso ogni possibilità di cura.
Secondo quanto comunicato dall’ASP di Trapani, i ritardi sarebbero legati a una grave carenza di medici specialisti in anatomia patologica. Ma i dati trasmessi alla Regione sono preoccupanti: 206 dei referti mai consegnati contenevano rilevazioni di tumori. Sebbene al momento non sia accertato un nesso diretto tra il ritardo nella diagnosi e il peggioramento clinico dei pazienti, la vicenda ha scatenato un’ondata di proteste pubbliche e acceso i riflettori su una crisi strutturale nella sanità locale.
Di fronte allo scandalo, l’ASP aveva avviato un’indagine interna e a maggio era arrivata la dimissione del direttore Ferdinando Croce. Le accuse mosse ai medici coinvolti — tutti operativi nei reparti di anatomia patologica — sono tra le più gravi previste per responsabilità medica. Se le responsabilità verranno confermate, la vicenda potrebbe segnare uno dei più gravi scandali sanitari recenti in Italia.
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