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Quattro molecole nel sangue aiutano a identificare l’ADHD nascosto dietro le dipendenze: lo studio arriva dalla Spagna

Una nuova ricerca individua piccoli lipidi che potrebbero rivoluzionare la diagnosi dell’ADHD associato a dipendenze da alcol, nicotina e sostanze

 Quattro molecole nel sangue aiutano a identificare l’ADHD nascosto dietro le dipendenze: lo studio arriva dalla Spagna

Una svolta nella comprensione delle dipendenze e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) arriva da un recente studio spagnolo. I ricercatori hanno scoperto che la presenza di alcune molecole specifiche nel sangue può aiutare a riconoscere quando l’ADHD complica una dipendenza, un problema spesso difficile da diagnosticare.
Il focus della ricerca sono quattro aciletanolamidi – AEA, OEA, PEA e SEA – piccoli lipidi che interagiscono con il sistema endocannabinoide, la centrale chimica del cervello che regola impulsi e ricompense. Quando l’equilibrio di questi messaggeri si altera, può essere un segnale che il controllo interno sulle compulsioni è compromesso.

Lo studio ha analizzato il sangue di 469 adulti divisi in tre gruppi: persone sane, pazienti con dipendenza e soggetti con diagnosi doppia di dipendenza e ADHD. Utilizzando un algoritmo chiamato Elastic Net, i ricercatori hanno rilevato che la combinazione delle concentrazioni di questi quattro lipidi ha identificato correttamente la presenza di ADHD associato alla dipendenza nel 70% dei casi.
Anche se non si tratta ancora di un test definitivo, questa scoperta potrebbe ridurre l’incertezza nelle diagnosi, soprattutto in quei casi in cui l’ADHD negli adulti rimane nascosto dietro i sintomi di una dipendenza.

Il test, però, non è perfetto: un paziente su quattro sfugge ancora all’identificazione, e fattori esterni come la dieta o altre patologie possono influenzare i livelli dei lipidi nel sangue. Per questo motivo, il team di ricerca ha avviato studi multicentrici in diversi ospedali in Spagna e in Italia. L’obiettivo è definire soglie di normalità affidabili e verificare l’effettiva riproducibilità del test. Se confermato, questo esame biochimico potrebbe diventare, nel campo della psichiatria e delle dipendenze, ciò che la troponina rappresenta per la cardiologia: un segnale biologico capace di indicare precocemente da dove nasce il problema e guidare l’intervento terapeutico con maggiore precisione.

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