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Tragedia a Damasco: attacco suicida nel cuore di una chiesa greco-ortodossa

Almeno 25 morti e 60 feriti, l'ISIS torna a minacciare la stabilità sociale del paese

Tragedia a Damasco: attacco suicida nel cuore di una chiesa greco-ortodossa

Un kamikaze legato allo Stato Islamico ha seminato morte durante la liturgia domenicale nella chiesa greco-ortodossa di Mar Elias, nel quartiere di Dweila domenica 22 giugno. Secondo le autorità siriane, l’attentatore ha aperto il fuoco sui fedeli prima di attivare il suo giubbotto esplosivo; il bilancio parla di almeno 25 vittime e oltre 60 feriti. È il primo attacco suicida riuscito ai danni di una chiesa nella Siria post-Assad, un segnale forte del ritorno delle minacce jihadiste all’interno di un tessuto sociale già profondamente fratturato.

Immediatamente dopo l’attentato, le forze di sicurezza hanno attuato vaste operazioni a Damasco. Il giorno seguente, lunedì 23 giugno, sono stati arrestati diversi sospetti riconducibili a una cellula dell’ISIS, tra cui il presunto “architetto” dell’assalto, mentre nelle perquisizioni sono state sequestrate armi, esplosivi e una motocicletta imbottita di ordigni.

La comunità cristiana, comprensibilmente scossa, ha lanciato appelli a favore di una protezione rafforzata per chiese e quartieri abitati da minoranze religiose. In diverse città siriane si sono tenute fiaccolate e momenti di preghiera, segno di una volontà condivisa di reagire con pace e unità anziché divisione.

Il presidente ad interim Ahmed al‑Sharaa ha assicurato che “tutte le forze specializzate saranno mobilitate per assicurare alla giustizia i responsabili di questo crimine odioso”, con l’obiettivo di riaffermare la sicurezza dello Stato e proteggere ogni comunità religiosa. Parallelamente, l’inviato delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen, ha definito l’attacco “un crimine atroce”, esortando a una “indagine completa” e a un ripudio senza equivoci di qualsiasi violenza settaria.

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