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La proposta
25 Giugno 2025 - 22:25
Il suicidio assistito in Italia è finalmente al centro di un percorso di regolamentazione organica, con la presentazione della prima bozza di legge che, se approvata, potrebbe segnare un punto di svolta nella gestione di questo delicato tema. Il 1 luglio, il Comitato ristretto di Palazzo Madama discuterà il testo base proposto dal centrodestra, con l’obiettivo di arrivare in Aula al Senato entro il 17 luglio.
La proposta di legge si fonda su tre pilastri fondamentali:
Obbligo di cura palliative
Creazione di un Comitato etico unico nazionale
Non punibilità per chi assiste nei casi previsti dalla legge
Questa bozza rappresenta il terzo intervento normativo in Italia riguardo al fine vita, dopo le leggi sulle cure palliative del 2010 e sul biotestamento del 2017. Essa cerca di colmare il vuoto legislativo lasciato dalla sentenza della Corte Costituzionale (sentenza 242 del 2019), che aveva depenalizzato l’aiuto al suicidio in circostanze specifiche, ma senza offrire una disciplina completa della materia.
Secondo i dati della Corte Costituzionale, l’Italia si trovava senza regole uniformi dopo la depenalizzazione dell’aiuto al suicidio, creando disparità tra le regioni e i vari ospedali. Ogni area ha agito per conto proprio, dando vita a un mosaico di leggi incoerenti e disomogenee. La nuova bozza intende affrontare questo caos normativo con l’introduzione di un sistema uniforme.
Il primo pilastro riguarda l’obbligo di cure palliative. Ogni paziente dovrà essere inserito in un percorso di terapie per il controllo del dolore prima di poter accedere alla morte assistita. Questo requisito era stato suggerito dalla Corte Costituzionale per garantire che la scelta del paziente fosse davvero libera e consapevole, e non motivata dalla disperazione per sofferenze che potrebbero essere alleviate.
Il secondo pilastro mira a risolvere le disparità regionali nella gestione delle richieste di suicidio assistito. Per fare ciò, verrà istituito un Comitato etico unico nazionale, composto da sette esperti, che avrà il compito di decidere chi può accedere al suicidio assistito, applicando i criteri costituzionali in modo uniforme. Il comitato avrà 60 giorni per decidere sulla richiesta, con la possibilità di estendere il termine fino a 180 giorni nei casi complessi.
Il terzo pilastro affronta una questione delicata: il conflitto tra il ruolo del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che ha il compito di curare e salvare vite, e l’assistenza alla morte. La legge prevede l’introduzione della figura dell'"aiutante": una persona che può assistere materialmente chi ha ottenuto l’autorizzazione dal Comitato nazionale, senza rischiare sanzioni penali. In questo modo, il SSN continuerà a fornire le cure mediche ordinarie (come antidolorifici e assistenza), ma non sarà coinvolto direttamente nell’assistenza al fine vita.
Nonostante l’importanza e l’urgenza della legge, il dibattito politico sul suicidio assistito è ancora molto acceso. I principali punti controversi riguardano la nomina del Comitato etico (che, secondo la proposta, verrebbe nominato direttamente dal Palazzo Chigi), il rischio di disparità nell’accesso ai trattamenti, e l’impostazione restrittiva della legge.
Le opposizioni, tra cui il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, hanno sollevato dubbi sull’impostazione del disegno di legge, parlando di una proposta troppo rigida e potenzialmente politicizzata. In particolare, il Partito Democratico ha dichiarato di voler aprire un confronto parlamentare, ma ha sottolineato che c’è ancora molto lavoro da fare per ottenere un’ampia condivisione. L’Ilaria Cucchi del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha già espresso una posizione contraria al testo, giudicandolo "una pessima proposta della destra".
L'obiettivo della maggioranza è di portare il testo in Aula entro il 17 luglio, con la possibilità che le opposizioni presentino emendamenti per modificare alcuni passaggi e liberalizzare le condizioni di accesso al suicidio assistito.
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