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Salute e prevenzione
26 Giugno 2025 - 13:05
L’obesità è ormai definita una vera e propria epidemia globale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nel mondo, circa 1,9 miliardi di persone sono in sovrappeso e più di 650 milioni soffrono di obesità, con conseguenze che causano oltre 4 milioni di morti ogni anno. Questa condizione favorisce malattie croniche come diabete, patologie cardiovascolari e alcuni tumori.
In Italia, che si prepara a diventare il primo Paese a riconoscere ufficialmente l’obesità come malattia, circa un terzo della popolazione è in sovrappeso e il 10% è obeso. La situazione appare critica anche per i bambini, con il nostro Paese secondo in Europa per obesità infantile, nonostante il modello della dieta mediterranea che un tempo contrastava efficacemente l’eccesso di peso.
La realtà spagnola è ancora più allarmante: metà della popolazione è in sovrappeso e quasi il 20% è obeso. Le strategie per contrastare questa pandemia variano tra i Paesi, passando dalla carenza di personale sanitario qualificato fino ai problemi di finanziamento delle cure e dei nuovi farmaci anti-obesità.
L’Italia è vicina all’approvazione definitiva di una legge che riconosce l’obesità come malattia progressiva e recidivante. Questa norma garantirà l’accesso gratuito alle cure per i pazienti attraverso i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Il provvedimento, approvato a maggio, prevede la creazione di un Osservatorio nazionale per monitorare l’obesità e campagne di informazione sulla prevenzione. L’obesità deriva da molteplici cause, tra cui stili di vita sedentari, alimentazione scorretta, fattori socioeconomici, stress e genetica. Intervenire precocemente potrebbe ridurre i costi sanitari, stimati oltre 13 miliardi di euro all’anno tra spese dirette e indirette.
L’articolo 2 della legge garantisce che le prestazioni per chi soffre di obesità rientrino nei LEA, inclusi esami, visite, nuovi farmaci e interventi come la chirurgia bariatrica. Inoltre, sarà possibile prescrivere l’attività fisica come terapia.
Andrea Lenzi, endocrinologo coinvolto nella legge, spiega che il percorso di cura sarà strutturato, con il medico di base che indirizza i pazienti a centri specialistici, dove viene definito un piano terapeutico personalizzato.
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha recentemente studiato il sistema inglese, dove il National Health Service (NHS) rimborsa farmaci anti-obesità per pazienti con BMI ≥ 35 e patologie correlate come diabete e ipertensione. La terapia è associata a dieta e attività fisica, con una verifica dei risultati entro 6 mesi.
In Inghilterra si stanno inoltre valutando gli effetti economici e sociali di queste terapie, considerando anche l’impatto sulla produttività e invalidità. L’Italia potrebbe adottare un modello simile, con la Lombardia come possibile regione pilota.
In Spagna la carenza di dietisti-nutrizionisti negli ospedali pubblici rappresenta un problema grave. Solo alcune comunità autonome, come Galizia e Catalogna, hanno integrato questa figura professionale, mentre altrove è assente o presente in modo ridotto. Questa mancanza è dovuta principalmente alla mancanza di volontà politica, nonostante i chiari benefici.
La disuguaglianza nell’accesso ai servizi nutrizionali penalizza soprattutto le persone a basso reddito, che spesso non possono permettersi cure private.
Secondo uno studio del 2023, il 55,8% degli spagnoli è in sovrappeso e il 18,7% è obeso. L’obesità è più diffusa tra chi ha bassi livelli di istruzione e vive in aree meno ricche. Le proiezioni indicano un aumento dei casi fino al 2050, con pesanti conseguenze sul sistema sanitario e sociale.
Per affrontare il problema, il governo spagnolo ha istituito un Comitato interministeriale per la riduzione dell’obesità infantile, con oltre 200 misure mirate al miglioramento della salute e al contrasto delle disuguaglianze.
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