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diritti LGBTQIA+
26 Giugno 2025 - 17:20
Avrebbero voluto che restasse semplicemente il ricordo di un giorno felice, il 13 giugno, quando si sono sposate a Torriglia, sulle alture liguri, circondate da amici e affetto. Invece per Gaia Moretto e Valentina Arrighetti, ex pallavoliste e compagne di vita, quel momento di gioia si è trasformato in un’amara prova di quanto odio omofobo serpeggi ancora sui social e nella società italiana. Dopo la pubblicazione delle foto del matrimonio, sono comparse decine di commenti offensivi, sessualizzanti e omofobi, che le due atlete hanno scelto di denunciare apertamente. "Non ci siamo mai nascoste – ha detto Moretto – ma è bastato sposarci perché si scatenasse un’ondata d’odio. Questo non è solo un problema generazionale, è un fatto culturale".
Valentina Arrighetti, storica centrale della nazionale e capitana dell’Imoco, e Gaia Moretto, che ha militato nella stessa squadra, sono legate da molti anni. Nonostante ciò, la loro unione ha scatenato una valanga di messaggi d’odio che si sono moltiplicati in rete. Insulti pesanti, sessismo mascherato da ironia, commenti che riducono il loro amore a un feticcio o lo attaccano come "contro natura". Una reazione che conferma – dicono – "quanto ancora ci sia da fare nel nostro Paese".
Il caso di Moretto e Arrighetti riaccende i riflettori sulla situazione italiana in materia di diritti LGBTQIA+. Secondo l’ultimo report di ILGA-Europe, l’Italia è al 35° posto su 49 Paesi europei, ben lontana dagli standard di tutela garantiti altrove.
A pesare è soprattutto l’assenza di una legge contro l’omotransfobia, rimasta nel cassetto dopo l’affossamento del DDL Zan nel 2021. Intanto, solo nei primi sei mesi del 2025 Arcigay ha già registrato 110 episodi di aggressione o violenza verbale a sfondo omofobico. Un dato allarmante. "Siamo convinte che condividerla sia necessario, perché troppe persone ancora sottovalutano la violenza che può nascondersi dietro a un commento" ha dichiarato la coppia.
In un post pubblico, Moretto ha riportato una selezione dei commenti ricevuti, accompagnati da una riflessione:
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Lontane anni luce dal vittimismo, le due ex pallavoliste hanno trasformato l’odio ricevuto in una presa di posizione pubblica, coraggiosa e necessaria. Perché in un’Italia che ancora fatica ad accettare la libertà di amare, esporsi significa anche proteggere chi non ha voce. Non solo una denuncia, ma un gesto d’amore che diventa atto politico.
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