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Miele in Piemonte: annata promettente ma allarme parassiti

Buone produzioni di acacia, tarassaco e ciliegio grazie alla primavera favorevole, mentre la Regione stanzia fondi per contrastare varroa e concorrenza sleale

Miele in Piemonte: annata promettente ma allarme parassiti

Dopo anni di difficoltà causate dai cambiamenti climatici, la primavera di quest’anno ha portato un miglioramento inatteso nelle raccolte di miele nel cuneese. Secondo Coldiretti Cuneo, la combinazione di maltempo intermittente e temperature moderate ha favorito una produzione discreta di miele di tarassaco e ciliegio, mentre è ritornata con forza la produzione di miele di acacia, assente da qualche stagione.

Nonostante queste buone notizie, gli apicoltori restano preoccupati per la diffusione del parassita varroa, nemico storico delle api. Inoltre, la presenza sul mercato di miele importato a basso costo e spesso adulterato, proveniente in particolare da Cina ed Europa dell’Est, rappresenta una minaccia per il settore locale. Per supportare gli allevatori, l’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha destinato quasi 2 milioni di euro, destinati a interventi come l’acquisto di presidi veterinari, la prevenzione dei danni climatici, la formazione professionale e la promozione del miele piemontese.

Secondo i dati del 2024 dell’Anagrafe apistica nazionale, il Piemonte è la regione italiana con il maggior numero di alveari: circa 215.000, pari al 12,5% del totale nazionale. Gli apicoltori censiti sono 7.156, con una forte concentrazione nelle province di Torino (35%) e Cuneo (26,5%). La produzione regionale ha raggiunto le 3.215 tonnellate di miele, primo posto in Italia su un totale nazionale di 21.850 tonnellate.

La minaccia rappresentata dalla vespa velutina, il cosiddetto “calabrone asiatico” predatore delle api, resta molto alta. Secondo i tecnici di Aspromiele, in Val Tanaro sono state installate oltre 500 trappole, che hanno catturato più di 100 regine da inizio anno in comuni come Alto, Caprauna, Bagnasco, Garessio, Ormea e Priola. Questi dati indicano un’espansione preoccupante della vespa velutina verso la zona del Cebano.

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