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Dentro un uovo di dinosauro: la scoperta italiana che riscrive la paleontologia

Dalle profondità del Cretacico al cuore della tecnologia: cosa rivela l’interno di due rarissime uova fossili

Dentro un uovo di dinosauro: la scoperta italiana che riscrive la paleontologia

Un gruppo di ricercatori italiani è riuscito a guardare dentro due uova di dinosauro e il risultato ha dell’incredibile.
Queste due sono state ritrovate in Cina e conservate per oltre vent’anni in una collezione didattica privata. Oggi, grazie a un progetto scientifico guidato da Andrea Barucci, fisico medico e primo ricercatore dell’IFAC-CNR, quelle uova sono diventate oggetto di un’indagine tecnologica che unisce fisica, radiologia, paleontologia e ingegneria.
Per studiarle, il team ha impiegato strumenti propri della diagnostica medica, come la tomografia computerizzata (TC) — comunemente nota come TAC — e tecniche avanzate di spettroscopia. La scansione ha permesso di ottenere immagini ad alta risoluzione, da cui sono stati ricavati modelli 3D dettagliatissimi.

Nessuna traccia visibile di embrioni, eppure ogni dettaglio racconta qualcosa. L’ipotesi è che le uova siano state deposte da un oviraptoroide e da un adrosauro o terizinosauro, durante il Cretacico Superiore, tra 70 e 85 milioni di anni fa. Il fatto che l’interno non presenti ossa o resti embrionali suggerisce che fossero appena deposte, e che il processo di fossilizzazione sia avvenuto subito dopo, probabilmente in un ambiente lacustre o a seguito di una colata di fango.
Una delle due uova analizzate è particolarmente enigmatica: il guscio è completamente frammentato, eppure l’uovo ha mantenuto la sua forma. L’altra presenta una struttura a “V” composta da frammenti di guscio franati all’interno. Nessuna certezza, ma molte ipotesi plausibili.

Per ottenere queste immagini, gli scienziati hanno dovuto adattare la tecnologia medica alle esigenze paleontologiche.
Oltre alla TC, il team ha usato la spettroscopia di Raman e a infrarossi per analizzare i materiali presenti nei gusci e nella terra circostante. I dati raccolti hanno mostrato la presenza di ossidi di ferro compatibili con i siti paleontologici cinesi da cui si pensa provengano le uova. Ma l’indagine non si è fermata al digitale: i modelli 3D saranno stampati in laboratorio, consentendo agli studiosi di continuare lo studio senza intaccare gli originali. Un risultato importante anche dal punto di vista della divulgazione.

Il progetto è il frutto di una collaborazione interdisciplinare tra IFAC-CNR e AUSL Toscana Centro, che da anni lavora su progetti di paleoradiologia.  Una TAC per svelare i segreti del passato. Uova fossilizzate trasformate in modelli digitali. Radiologi e paleontologi che collaborano per ricostruire storie mai scritte. Tutto questo è più di una scoperta scientifica: è un esempio concreto di come la conoscenza si costruisce mettendo insieme mondi diversi.

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