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Autori torinesi

L’atteso sequel di Cartavetro: ciò che l’occhio non vede Rosanna Caraci lo scrive

In libreria la nuova fatica editoriale della giornalista e scrittrice

L’atteso sequel di Cartavetro: ciò che l’occhio non vede Rosanna Caraci lo scrive

Rosanna Caraci

Quella di “Ciò che l’occhio non vede” è l’evoluzione della storia di Dada, protagonista nata dalla penna e dalla fantasia di Rosanna Caraci che con il romanzo “Cartavetro” aveva fatto del suo personaggio una valchiria 4.0 che prova a difendersi da disparità economica, dalla precarietà lavorativa e dall’instabilità affettiva ed economica. Nel sequel, disponibile da qualche giorno in libreria, sulle piattaforme online abituali e sul sito della Impremix edizioni, ritroviamo Dada. A cinquant’anni resta disoccupata. È urgente trovare un nuovo lavoro, ma non vuole svendersi e sente che è arrivato il tempo di rimettere ordine nella sua vita. Sceglie il modo più drastico, spinta anche da amari imprevisti sentimentali. Lascia tutto: casa, città, frenesia, persino una nuova opportunità professionale per la quale non si sente ancora pronta e si trasferisce in alta montagna, per un po’.

Ad Altena, luogo immaginario che tanto somiglia a un qualsiasi borgo della Val di Lanzo, e tra incontri imprevedibili e nuove stranezze, la protagonista di “Cartavetro” ritorna al suo pubblico in un sequel divertente e ironico, con una visione più disincantata del mondo con il quale Dada vuole fare pace, a cominciare da sé stessa. Lo farà come sempre a modo suo, con ironia e scoprendo quanto ciò che l’occhio non vede, non sia quello che è lontano dal cuore, ma ciò che spesso viene evitato in un inconsapevole proposito di autodifesa. “Ciò che l’occhio non vede” è il romanzo che inaugura la collana “Ossidiana”, «come la pietra vulcanica nata dal fuoco - spiega l’autrice - e dal raffreddamento improvviso della lava». Collana della quale la stessa Rosanna Caraci è curatrice. «Ci credo così tanto - ha dichiarato - che ho voluto essere io la prima a dar fiducia a questa idea, tenendola a battesimo». Chiamare una collana romance Ossidiana significa evocare l’idea di un amore nato dal fuoco, intenso e profondo, a volte tagliente, ma anche trasformativo. «Come la pietra - conclude la curatrice -, le storie della collana custodiscono una bellezza oscura, una forza primordiale, e una verità che può ferire o guarire. Ossidiana è l’amore che brucia, il lato a volte oscuro del sentimento». 

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