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Il fatto
01 Luglio 2025 - 15:20
YouTube è diventata la nuova casa delle truffe sportive digitali. E non stiamo parlando di scommesse o match truccati, ma di highlights falsi: video spacciati per sintesi ufficiali delle partite di calcio, caricati prima ancora che il pallone cominci a rotolare. L’inganno, scoperto e documentato dai giornalisti Alexios Mantzarlis e Craig Silverman nella newsletter Indicator, ha fruttato milioni di visualizzazioni – e altrettanti guadagni pubblicitari – a un gruppo di creatori egiziani appassionati di videogame.
Il trucco è tanto semplice quanto geniale. I truffatori sceglievano le partite più attese del nuovo Mondiale per club FIFA, in corso negli Stati Uniti, e caricavano in anticipo i presunti highlights: titoli sensazionalistici come “Tripletta di Messi” o “Manchester City-Juventus 7-4”, copertine mozzafiato, e poi… il nulla. O meglio, clip tagliate da partite casuali, inquadrature strette dei giocatori e, nei momenti clou, match simulati con la PlayStation.
Il risultato? Video da 30 milioni di visualizzazioni, apparsi in cima ai risultati di ricerca grazie all’assenza di contenuti ufficiali e alla furbizia dei truffatori. Ironia della sorte: tra gli inserzionisti che hanno finanziato involontariamente l’operazione c’era anche la FIFA, proprio l’organizzatrice del torneo.
E la truffa non si è fermata nemmeno dopo la chiusura dei canali originari. Ogni giorno compaiono nuovi cloni: basti pensare che già dodici ore prima del calcio d’inizio di Juventus-Real Madrid, su YouTube circolava un video lungo 16 minuti con un risultato inventato e azioni miste tra partite vere, finte e simulate. Aveva già raggiunto 40mila visualizzazioni.
Una delle chiavi del successo è stata l’utilizzo strategico della funzione di editing post-pubblicazione di YouTube: inizialmente i video sembravano plausibili, ma venivano modificati subito dopo le partite, sostituendo i contenuti fake con nuove sequenze tratte dai videogiochi. Questo permetteva di evitare violazioni del copyright e di passare inosservati ai filtri automatici.
Il fenomeno, seppur limitato al calcio, accende un allarme più ampio: tecniche simili potrebbero essere usate per manipolare contenuti più delicati, dalla politica alla disinformazione. Indicator avverte: «Questa possibilità di tagliare e sostituire contenuti dopo la pubblicazione può essere sfruttata per fini ben più pericolosi».
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