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Caso Garlasco
01 Luglio 2025 - 17:39
La Corte di Cassazione, sezione penale, ha oggi confermato la semilibertà concessa ad Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. La decisione arriva dopo che, nei giorni scorsi, la Procura generale della Corte d’Appello di Milano si era opposta alla sentenza del Tribunale di Sorveglianza di Milano del 9 aprile 2025, che aveva accordato a Stasi una maggiore libertà.
Tra le motivazioni della Procura generale c’era l’intervista rilasciata da Stasi al programma televisivo “Le Iene”, andata in onda su Italia 1, oggetto di forti dubbi. La sostituta procuratrice generale, Valeria Marino, aveva infatti contestato che l’intervista fosse stata registrata durante un permesso familiare, tesi secondo cui l’utilizzo del tempo doveva essere limitato esclusivamente alla presenza con la famiglia.
A chiarire la situazione era intervenuto il Direttore della Casa Circondariale di Bollate, Giorgio Leggieri, dichiarando: “L’intervista andata in onda il 30 marzo 2025 è stata registrata durante un permesso premio concesso il 22 marzo 2025 e non sono state riscontrate infrazioni alle prescrizioni”. Anche la difesa di Stasi aveva sempre ribadito tranquillità, affermando che tutto era stato già chiarito.
Con la decisione odierna della Cassazione, quindi, viene confermata la possibilità per Stasi di beneficiare della semilibertà. Questo significa che potrà muoversi con meno restrizioni, potendo uscire e spostarsi liberamente, anche se con alcune prescrizioni classiche, come il divieto di portare armi o di entrare in contatto con pregiudicati. Per quanto riguarda gli spostamenti, potrà utilizzare i mezzi pubblici e, in caso di necessità, anche un’auto, purché autorizzata.
Un’ulteriore limitazione riguarda la zona di Garlasco: Stasi non potrà tornare nel luogo del delitto, ma la sua legale, l’avvocata Giada Bocellari, ha precisato a Fanpage.it che lui non ha intenzione di recarsi lì.
L’immagine di Alberto Stasi che lascia il Palazzo di Giustizia dopo l’udienza del processo d’appello bis, il 9 aprile 2014, rimane un simbolo di un iter giudiziario lungo e complesso che ha segnato questo caso giudiziario.
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