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caldo e salute

Rifugi climatici: un diritto contro il caldo estremo, non un privilegio

Temperature record e disuguaglianze sociali spingono le città a rispondere: ecco perché i rifugi climatici servirebbero ovunque

Rifugi climatici: un diritto contro il caldo estremo, non un privilegio

L’estate è appena cominciata, ma in molte città italiane le temperature hanno già ampiamente superato le medie stagionali, con punte che hanno oltrepassato i 35°C per diversi giorni consecutivi. Tra i centri urbani più colpiti dal caldo c’è Bologna, che ha deciso di reagire con un intervento concreto: l’apertura di quindici “rifugi climatici” all’interno di spazi pubblici rappresentativi, come biblioteche, musei, centri di quartiere e aree verdi, offrendo accoglienza gratuita a chiunque abbia bisogno di ripararsi dall’afa. Non si tratta soltanto di un intervento emergenziale, ma segnale di cura collettiva e che tiene conto delle esigenze di tutta la popolazione.

Ma cosa sono questi rifugi climatici?
Biblioteche storiche come Salaborsa e l’Archiginnasio, il MAMbo, i Giardini Margherita: questi luoghi diventano ora spazi di sollievo, dove trovare refrigerio durante le giornate più torride. Sono pensati per tutti, in particolare per chi non può permettersi un condizionatore, o vive in abitazioni sovraffollate e senza spazi verdi. Queste strutture rappresentano una nuova infrastruttura sociale in risposta a un cambiamento strutturale: il clima sta cambiando il volto delle città e il modo in cui le abitiamo. Lo dimostrano i dati climatici: a giugno lo zero termico sulle Alpi ha toccato i 5.300 metri, quasi un record assoluto, segnalando una crisi che parte dalle cime montane e arriva fin dentro le strade urbane.

Di fronte a queste criticità, diverse città stanno sperimentando soluzioni per ridurre gli impatti nelle giornate più calde dell’anno e migliorare la vivibilità urbana, in Italia e nel mondo. A New York, centinaia di cooling centers offrono refrigerio nei giorni più caldi. A Lione, una mappa digitale aiuta i cittadini a trovare luoghi freschi e pianificare percorsi che evitino le zone più calde. Barcellona ha creato una rete di oltre 350 rifugi climatici, garantendo che quasi tutti gli abitanti possano raggiungerne uno a piedi in meno di dieci minuti. In Italia, Torino ha ampliato l’orario dei centri d’incontro climatizzati, Milano apre biblioteche e spazi pubblici per pause rinfrescanti, mentre Roma offre ingressi gratuiti alle piscine comunali con trasporti dedicati per le persone fragili.

Secondo uno studio pubblicato su Nature Sustainability, 60 milioni di persone vivono già in aree dove la temperatura media annua supera i 29°C, oltre la cosiddetta nicchia climatica umana. E se le emissioni globali non verranno ridotte drasticamente, entro pochi decenni fino a 3,7 miliardi di persone potrebbero trovarsi a vivere in condizioni climatiche incompatibili con la salute umana. I rifugi climatici sono dunque una risposta immediata a un problema che è già presente. Ma soprattutto sono un segno di civiltà e giustizia climatica, perché il diritto a una temperatura vivibile non può diventare l’ennesimo confine tra chi può permetterselo e chi no.

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