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La protesta
03 Luglio 2025 - 12:45
Ursula von der Leyen (Foto di repertorio)
Manca poco all’entrata in vigore dell’AI Act, il regolamento sull’intelligenza artificiale più ambizioso – e severo – al mondo. Bruxelles punta ad agosto per far partire la riforma, ma la pressione cresce: da 44 grandi aziende europee è partita una richiesta ufficiale di sospensione, inviata direttamente alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Secondo il Financial Times, colossi come Airbus, BNP Paribas, Carrefour e Philips hanno firmato una lettera in cui denunciano norme “poco chiare, sovrapposte e troppo complesse”. Temono che l’AI Act finisca per rallentare lo sviluppo tecnologico in Europa, mettendo in difficoltà soprattutto le imprese più piccole e meno attrezzate per affrontare un’impalcatura normativa così rigida.
Nel mirino c’è in particolare la gestione dei modelli di intelligenza artificiale general-purpose – come GPT-4, Gemini o Llama – per cui non esistono ancora linee guida precise. Le imprese chiedono chiarezza su responsabilità, copyright e livelli di compliance richiesti, mentre sullo sfondo si agita lo spettro di una frammentazione normativa tra Stati membri.
La Commissione, pur confermando il proprio impegno verso un mercato unico dell’IA sicuro e armonizzato, ha aperto a possibili semplificazioni: “Nessuna opzione è esclusa”, fanno sapere da Bruxelles, dove è in lavorazione anche un codice di condotta per aiutare le imprese ad adattarsi gradualmente. Il documento, atteso a maggio, è slittato ma dovrebbe arrivare prima di agosto per supportare in particolare le PMI.
La tensione è palpabile anche tra le startup: oltre 30 tra aziende emergenti e investitori definiscono l’AI Act “una bomba a orologeria scritta in fretta”. E dalla EU AI Champions Initiative – che riunisce 110 realtà tecnologiche – arriva un appello chiaro: una pausa di riflessione darebbe un segnale positivo di apertura e competitività. In gioco c’è il futuro dell’Europa digitale.
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