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IL CASO
06 Luglio 2025 - 09:25
La notte del 30 giugno, l’esplosione di via Nizza ha raso al suolo quattro appartamenti, ferendo anche due bambini di 6 e 12 anni. Oltre 30 appartamenti sono stati dichiarati inagibili.
Lo studio tratta da sempre casi complessi: molto probabilmente a loro si affiderà anche Paolo Peretti, il papà di Jacopo. Sei giorni dopo l’esplosione, il palazzo è ancora transennato: operai al lavoro per scongiurare ogni possibilità di crollo dell’edificio. «Siamo ancora tanto scossi, dormiamo poco e male e pensiamoa Jacopo» racconta una donnarientrata a casa. Sua figlia va a scuola con Robert, il ragazzo di 12 anni finito in terapia intensiva a causa di ustioni sul 35 percento del corpo.
Sotto al portone con la sua cagnolina, i capelli legati velocemente, una borsa con alcuni abiti: «ieri notte un pò di vento ci ha portato nel panico. A casa non abbiamo il gas» dice ancora «e l’elettricità va e viene. Ci appoggiamo, per cosa occorre, ancora alla scuola Re Umberto, dove la protezione civile ha organizzato uno spazio per gli sfollati dalla tragedia» continua cercando di rassicurare la cagnolina «è spaventata, non vuole nemmeno salire le scale del palazzo. Quella notte è stata lei a svegliarci». I piani alti del suo interno sono inagibili. “Immobile sotto sequestro” si legge su quelle porte color mogano. L’odore di bruciato è intenso al quarto e quinto piano, il soffitto della tromba delle scale è annerito. «Anche il cortile è interdetto, le macerie sono ancora lì». Ma il crollo di via Nizza non è solo quello dei mattoni e dei pezzi di muro che si staccano. Le persone sono particolarmente spaventate, non si sentono più al sicuro a casa loro. «Stiamo andando dallo psicologo che ci ha messo a disposizione il Comune, attraverso i servizi sociali e l’Asl» conclude la donna. Alla Re Umberto ci sono ancora 4 famiglie ospiti. Nel momento dei pasti a loro si aggiungono altre sei persone.
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