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Scrittori contro AI: la guerra per i diritti d'autore è appena iniziata

Due decisioni della giustizia americana riconoscono il “fair use” nell’addestramento delle intelligenze artificiali

Scrittori contro AI: la guerra per i diritti d'autore è appena iniziata

Alla fine di giugno 2025 sono arrivate due sentenze provvisorie che potrebbero segnare un punto di svolta nella lunga battaglia legale tra gli autori e le aziende che sviluppano intelligenze artificiali generative. Due tribunali federali americani – uno a San Francisco e l’altro sempre in California – hanno stabilito che l’uso di opere protette da copyright per addestrare i modelli linguistici può rientrare nel cosiddetto fair use, ovvero l’uso lecito di contenuti coperti da diritto d’autore in determinati contesti.

Il primo caso riguarda Anthropic, società creatrice del modello linguistico Claude. Il giudice William Alsup ha respinto l'accusa di violazione del copyright presentata da un gruppo di scrittori, sostenendo che l’utilizzo dei libri per addestrare il modello è stato “trasformativo”. “Come ogni lettore che aspira a diventare scrittore”, ha scritto Alsup, “i large language model della Anthropic si sono formati su opere non per replicarle, ma per superare una difficoltà e creare qualcosa di diverso”.

Nel secondo caso, la protagonista è Meta. Anche qui il giudice, Vincent Chhabria, ha riconosciuto che l’uso rientra nel fair use, pur mostrando forti perplessità. Chhabria ha espresso chiaramente il timore che le IA possano “danneggiare gravemente il mercato editoriale producendo opere di qualità inferiore ma in grado di sostituire gli autori umani”. Tuttavia, ha riconosciuto che, secondo le attuali leggi statunitensi, non si può parlare di violazione.

Il punto cruciale su cui le cause si concentreranno nei prossimi mesi è come le aziende hanno ottenuto i materiali su cui hanno addestrato i loro modelli. Se si dimostrasse che Meta o Anthropic hanno usato contenuti piratati, allora il discorso cambierebbe, perché si tratterebbe di un vero e proprio illecito.

Secondo l’avvocato esperto di proprietà intellettuale Laura Turini, queste prime pronunce non sono definitive, ma rappresentano comunque un segnale importante: si fa strada l’idea che addestrare una macchina a partire da testi protetti non sia, in sé, diverso dall’apprendimento umano. Leggere, elaborare, trasformare. Non copiare.
Tuttavia, al di là dei tecnicismi legali, resta un problema più ampio e urgente: le grandi aziende della Silicon Valley continuano a muoversi con aggressività, sfruttando l’ambiguità normativa e la lentezza del sistema giudiziario. E mentre le intelligenze artificiali diventano sempre più sofisticate, settori interi del mercato creativo rischiano di essere travolti.

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