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SALUTE & PREVENZIONE
10 Luglio 2025 - 11:43
Ogni anno in Italia oltre 44.000 persone ricevono una diagnosi di tumore al polmone. Per 36.000 di loro, la malattia è fatale. A rendere la situazione ancora più drammatica è il dato sulla tempistica: nel 70% dei pazienti la diagnosi arriva in fase avanzata, quando la neoplasia non è più operabile. In altre parole, per sette persone su dieci, il tumore viene scoperto quando è troppo tardi per intervenire in modo risolutivo.
Eppure, la diagnosi precoce potrebbe cambiare radicalmente il destino di molti. Gli screening mirati sui soggetti più a rischio — in particolare i forti fumatori sopra i 55 anni — sono in grado di aumentare le probabilità di sopravvivenza fino al 90%. È su questo principio che si basa il programma lanciato dall’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, che in soli sei mesi ha già raggiunto risultati significativi: oltre 1.400 persone coinvolte, diagnosi precoci effettuate, interventi chirurgici eseguiti.
Il percorso è semplice ma rigoroso. Tutto parte da un questionario online, disponibile sul sito dell’Azienda Ospedaliera. Rispondendo ad alcune domande su età e abitudine al fumo, ogni cittadino può verificare la propria idoneità allo screening. Se ritenuto idoneo, viene invitato a una visita pneumologica presso il San Camillo, durante la quale vengono analizzati tutti i fattori di rischio individuali. Quando indicato, il paziente viene sottoposto a una tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio, un esame non invasivo che può intercettare lesioni in fase iniziale.
I numeri raccontano un successo concreto. In soli sei mesi, 1.460 cittadini hanno compilato il questionario online messo a disposizione dall’Ospedale San Camillo. Di questi, 845 — pari al 58% — sono risultati idonei allo screening in base ai criteri di età e abitudine al fumo. Successivamente, 440 persone si sono presentate per la visita pneumologica, durante la quale sono stati valutati tutti i fattori di rischio individuali. A 308 pazienti è stata quindi prescritta ed effettuata una tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio. In seguito agli esiti, 11 persone hanno ricevuto un’indicazione chirurgica per sospetta neoplasia polmonare, e 5 di loro sono già state operate. In alcuni casi, inoltre, lo screening ha permesso di diagnosticare tumori sincroni, ovvero altre forme tumorali presenti contemporaneamente al tumore polmonare.
Un’iniziativa autonoma, dunque, che nasce parallelamente — e indipendentemente — dal progetto nazionale “Rete Italiana Screening Polmonare” (RISP), coordinato dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Il RISP è attivo in 18 centri italiani, ma lo screening polmonare non è ancora incluso nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), ovvero nelle prestazioni garantite a tutti i cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale.
«Il nostro obiettivo è offrire ai forti fumatori una reale opportunità di diagnosi precoce», spiega all'ANSA il professor Giuseppe Cardillo, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Toracica del San Camillo e coordinatore dell’iniziativa. Sulla stessa linea anche Angelo Aliquò, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini: «Garantire cure a tutti, indipendentemente dal reddito, dal luogo di nascita, dal livello di istruzione, è un principio che è nella Costituzione e che oggi va difeso. Questo progetto dimostra che è possibile farlo, anche in assenza di una copertura normativa nazionale».
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