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il disastro
10 Luglio 2025 - 12:25
Sono passati 49 anni da quello che è considerato il più grave incidente ambientale della storia d’Italia. Il 10 luglio 1976, una nube invisibile ma letale di diossina fuoriuscì dallo stabilimento chimico ICMESA di Meda, diffondendosi nei cieli della Brianza e colpendo i comuni di Seveso, Cesano Maderno e Desio. L’evento cambiò radicalmente il modo di affrontare il rischio industriale in Italia e in Europa.
Il disastro fu provocato da una reazione chimica incontrollata, avvenuta di sabato in un reattore non attivo. A causa del surriscaldamento e del cedimento dei sistemi di contenimento, furono rilasciate 15-18 kg di TCDD, una sostanza estremamente tossica e cancerogena. Nei giorni successivi alla fuoriuscita, centinaia di abitanti manifestarono sintomi evidenti: irritazioni agli occhi, difficoltà respiratorie, eruzioni cutanee, specialmente nei bambini. Fu diagnosticata la cloracne, malattia tipica dell’esposizione alla diossina. Morirono oltre 80.000 capi di bestiame, mentre le piante appassivano a vista d’occhio.
Solo otto giorni dopo, con i dati della Provincia alla mano, venne ammessa la gravità dell’incidente. L’evacuazione della zona A (la più contaminata) avvenne soltanto il 26 luglio.
Il disastro produsse un’eccezione storica anche sul fronte dei diritti civili. Per timore di malformazioni nei feti a causa dell’esposizione alla diossina, fu autorizzato l’aborto terapeutico alle donne incinte della zona, nonostante all’epoca l’interruzione di gravidanza fosse ancora un reato penale. Fu uno dei segnali che portarono due anni dopo all’approvazione della Legge 194 del 1978. La zona contaminata fu sottoposta a lavori di bonifica radicale, con la rimozione dei primi 30 cm di suolo e la creazione di vasche stagne per i rifiuti. Su quell’area, nel 1983, è stato inaugurato il Bosco delle Querce, un parco naturale che oggi copre l’ex “zona A” e funge da memoriale ecologico e civile.
Sebbene l’incidente non abbia causato morti immediate, i programmi di monitoraggio realizzati nei decenni successivi hanno riscontrato un aumento di linfomi, malattie cardiovascolari e tumori tra la popolazione esposta. L’impatto sulla salute, insidioso e differito nel tempo, ha confermato la pericolosità estrema della TCDD.
Seveso ha però lasciato anche una grande lezione normativa. Nel 1982, la Comunità Europea varò la Direttiva 82/501/CEE, nota come Direttiva Seveso, che obbliga le industrie a rischio a mappare i pericoli, redigere piani d’emergenza e condividerli con le autorità locali. La direttiva è stata più volte aggiornata (Seveso II e III), diventando un modello di riferimento internazionale per la sicurezza industriale.
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