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La riforma
10 Luglio 2025 - 18:30
La Commissione Europea ha finalmente annunciato la pubblicazione del codice di condotta dell'AI Act, il regolamento comunitario sull'intelligenza artificiale. Si tratta di un tassello atteso per normare una delle tecnologie più sensibili e trasformative degli ultimi anni, ma anche una delle più contestate.
Il codice di condotta pone gli sviluppatori dei modelli di AI di uso generale (GPAI - general purpose AI), ovvero quelli addestrati per svolgere vari tipi di compiti (dalla scrittura di testi alla generazione di video), di fronte a un bivio. L'adesione al codice è un atto volontario: chi firma dimostra una buona predisposizione ad adeguarsi alle regole comunitarie e sarà affiancato nell'applicazione, godendo di costi e obblighi amministrativi inferiori. Chi decide di non aderire, invece, dal 2 agosto dovrà dimostrare per filo e per segno perché ogni nuovo modello di AI immesso sul mercato comunitario non viola le regole europee.
La pubblicazione del codice, attesa per i primi di maggio, ha subito un rallentamento a causa del malcontento delle aziende e dei tentennamenti dei governi comunitari. Bruxelles pubblica il documento a sole tre settimane dalla scadenza che impone agli sviluppatori di modelli di AI di affrontare i rischi connessi alle loro tecnologie, come violazioni del diritto d'autore, trasparenza dei processi e sicurezza informatica.
Ancora più del codice stesso, che adotta un linguaggio diplomatico, saranno fondamentali le linee guida della Commissione per interpretarlo. Queste, secondo un funzionario dell'AI Office (l'ufficio preposto al controllo e all'applicazione del regolamento), arriveranno solo tra una settimana, ancor più a ridosso del 2 agosto. La Commissione ha deciso di non posticipare la scadenza teorica, ma nella pratica chi si dichiarerà interessato a sottoscrivere il codice, anche successivamente, sarà comunque accompagnato passo dopo passo nell'applicazione. Una soluzione di compromesso per non annacquare il regolamento su cui l'Unione Europea ha scommesso per stabilire un approccio all'intelligenza artificiale alternativo a Stati Uniti e Cina, sebbene con un numero crescente di critici, sia interni che esterni all'Unione.
Il codice di condotta dell'AI Act si articola in tre capitoli principali:
Trasparenza: Gli sviluppatori dei sistemi GPAI dovranno rendere chiaro agli utilizzatori finali o ai clienti che li integrano nei loro processi e prodotti come funzionano e come rispettano le regole comunitarie. Sarà realizzato un modello di documento di facile interpretazione, contenente tutte le informazioni utili all'AI Office e al mercato per valutare il modello.
Copyright: Il codice vuole fungere da ponte tra l'AI Act e la legge europea sul diritto d'autore. Chi firmerà il codice dovrà predisporre una politica interna di tutela del copyright, con accorgimenti tecnici per impedire a siti pirata "conclamati" di rubare dati, per rispettare le eventuali scelte di escludere alcuni contenuti dal processo di addestramento dei modelli, e per identificare e fermare le violazioni rispondendo ai titolari dei diritti. Il codice di condotta non impone soluzioni tecniche specifiche, ma si occupa solo degli abusi condotti dagli sviluppatori o tramite falle nei modelli, non delle violazioni dei singoli, che ricadono sotto la legge sul copyright.
Sicurezza e Protezione: Questa parte si applica ai modelli di AI che possono causare un rischio sistemico, ovvero i più potenti per capacità computazionale ( FLOPs - floating point operations per second) e quelli più diffusi per numero di utenti (es. GPT-4 di OpenAI, Gemini di Google, LaMDA di Meta). Questi sviluppatori dovranno dimostrare un ulteriore livello di sicurezza: dovranno elaborare un piano di rischio che spieghi quali rischi sono accettabili, quando lo sono e come mitigare gli altri (ad esempio, impedire al modello di suggerire come costruire una bomba o condurre un attacco biologico). Dovranno inoltre spiegare come si difendono da attacchi esterni e produrre ogni sei mesi un report sulle misure adottate, sulla catena di responsabilità interna e sulle politiche adottate per evitare che un dipendente taccia sui rischi per timore di ritorsioni.
Come già detto, l'adesione al codice è volontaria. La Commissione promette che chi lo sottoscrive sarà affiancato nell'applicazione e avrà costi e obblighi amministrativi inferiori. Nonostante l'interesse dichiarato da un funzionario, c'è ancora un numero significativo di aziende che chiedono pubblicamente lo stop dell'AI Act, una condizione che la Commissione non intende accettare. Il numero e i nomi di chi aderirà faranno la differenza, anche perché l'AI Act entrerà in pieno vigore, sanzioni comprese, dal 2 agosto 2026. Questo rende la fretta di mostrarsi "amichevoli" con Bruxelles relativa, specialmente in un momento in cui dagli Stati Uniti spirano venti di tempesta sulle regole tech comunitarie. Un caso come quello di Grok, il modello di AI di Elon Musk, che ha generato dichiarazioni antisemite e razziste, rimarrebbe in sospeso se l'azienda (xAI) decidesse di non firmare il codice, con multe che scatterebbero solo dal 2026.
Archiviata la stesura del codice, che ha coinvolto esperti eminenti come Yoshua Bengio e Marietje Schaake, il compito della Commissione è ora sollecitare le aziende a firmarlo, avviare il cantiere di adeguamento e dimostrare, da un lato alle imprese che l'AI Act non è la morte del business, e dall'altro alla società civile (molto preoccupata di un possibile passo indietro sulle regole) che l'Europa tiene davvero ai diritti. Non sarà un compito facile, e più la Commissione sarà debole, più alto sarà il rischio che tutto si traduca in una montagna di carta.
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