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Scuola
14 Luglio 2025 - 13:35
Un gesto forte, un messaggio chiaro: Maddalena Bianchi, diciannovenne di Belluno, ha scelto di non svolgere l'orale della Maturità, trasformando il proprio esame in un palcoscenico per denunciare le "mancanze" del sistema scolastico italiano. Al posto delle risposte di rito, la studentessa ha tenuto un discorso ai professori, puntando il dito contro i "meccanismi di valutazione, l'eccessiva competitività e la mancanza di empatia del corpo docente".
Un approccio non isolato, come dimostra il caso di Gianmaria Favaretto, diciannovenne di Padova, che ha adottato la stessa strategia. Entrambi i ragazzi sono stati comunque promossi, avendo raggiunto la sufficienza senza il bisogno dei punti dell'orale. Questo "boicottaggio" dell'esame, dunque, si configura più come un gesto politico che come un atto di resa.
Alla base di queste proteste c'è un profondo senso di delusione verso l'istituzione scolastica. Gianmaria Favaretto ha espresso il proprio rammarico per essere stato "bollato come uno sfaticato" dalla preside, sottolineando come la scuola sia diventata un luogo dove "si trasmettono solo nozioni", senza spazio per un vero dialogo o per la crescita personale. "C’è molto su cui riflettere", ha commentato Favaretto, esprimendo delusione "da chi dovrebbe guidarci, dagli adulti".
Anche Maddalena Bianchi ha ribadito la necessità di "ripensare la scuola", sia nei rapporti con i professori sia nel modo in cui alimenta la competizione, finendo per "spersonalizzare gli studenti". "I docenti non guardano come sta lo studente davvero", ha spiegato la ragazza al Corriere della Sera, criticando l'eccessiva attenzione al voto che "crea molta competitività".
Queste percezioni trovano riscontro in recenti studi: un sondaggio condotto nel 2024 da Unicef e Unisona Live, che ha coinvolto oltre 25.500 studenti, ha rivelato che ben il 75% dei ragazzi italiani vive "sempre" o "spesso" episodi di stress causati dalla scuola. Per tre studenti su quattro, dunque, l'istruzione ha un impatto negativo sulla salute mentale. Tra i problemi più citati, l'"ipercompetizione", che fa sentire "inadeguati e insicuri" il 44% dei ragazzi.
Il gesto dei due studenti, pur attirando l'attenzione sul problema del disagio scolastico, ha sollevato anche numerose critiche. Mario Rusconi, presidente dell'Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola (Anp) di Roma, ha liquidato l'azione come un "gesto folcloristico a livello mediatico", un modo per "mettersi in evidenza".
Ancora più dura la reazione del Ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha annunciato provvedimenti per il prossimo anno: "chi boicotta l'esame sarà semplicemente bocciato".
Una risposta che Gianmaria Favaretto ha definito "violenta", sottolineando la totale assenza di "dialogo con gli studenti". "Credo che un problema, che evidentemente esiste, si possa provare a risolvere in due modi: o con il dialogo, oppure con la forza", ha aggiunto Favaretto, criticando l'approccio autoritario.
Di fronte a queste tensioni, emerge il dibattito su possibili alternative al modello attuale. L'articolo richiama l'opera dell'autrice femminista bell hooks, che nei suoi saggi, come "Insegnare a trasgredire", ha esplorato l'idea di una "educazione come pratica della libertà". Secondo hooks, la scuola dovrebbe diventare una "comunità di apprendimento" in cui tutti sono responsabili di creare un ambiente fertile per la conoscenza.
"Insegnare rispettando e prendendosi cura delle anime degli studenti è essenziale, se vogliamo garantire le condizioni necessarie affinché l’apprendimento possa avere luogo in maniera più intensa e intima", scriveva hooks, proponendo un modello in cui l'educazione non sia solo trasmissione di informazioni, ma "condivisione della crescita intellettuale e spirituale degli studenti".
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