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Ambiente
16 Luglio 2025 - 18:50
Al lago d’Orta, situato tra le province di Verbano-Cusio-Ossola e Novara, verranno utilizzate delle cozze d’acqua dolce della specie Unio elongatulus per rilevare la presenza di microplastiche e sostanze inquinanti emergenti, spesso riconducibili a scarichi industriali e domestici. Questi contaminanti consistono in residui di farmaci, prodotti per l’igiene personale, disinfettanti, plastificanti, tensioattivi, composti perfluorati e altre sostanze potenzialmente pericolose.
Le cozze, già impiegate in precedenti interventi di ripopolamento del lago, si sono dimostrate efficaci nel migliorare la qualità dei fondali e nel filtrare naturalmente l’acqua. Grazie alla loro capacità di accumulare sostanze presenti nell’ambiente, funzionano come veri e propri biosensori, capaci di fornire segnali biologici misurabili legati alla presenza di inquinanti.
Come parte del progetto ambientale "Integrare. Qualità ambientale del lago d'Orta, dagli immissari ai contaminanti emergenti", verranno posizionate gabbie contenenti i molluschi in sei punti del lago. Dopo un anno, le cozze saranno analizzate per valutare il livello di contaminazione accumulata.
Il progetto, della durata di due anni, è promosso dall’Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone, in collaborazione con il Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano e l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. I dati raccolti saranno condivisi con l’ARPA Piemonte, i comuni della zona e il gestore idrico locale, per sviluppare strategie di protezione ambientale più efficaci.
"La nostra analisi chimica punta a identificare i contaminanti emergenti presenti nelle acque del lago, utilizzando tecniche sia mirate che esplorative. Questo ci permetterà di valutare l’impatto delle attività umane e di localizzare le possibili fonti di inquinamento", spiega Noelia Salgueiro-Gonzalez, responsabile dell’unità di spettrometria di massa ambientale dell’Istituto Mario Negri.
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