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L'INTERVISTA
18 Luglio 2025 - 04:36
E’ la sera del 3 luglio quando diverse gazzelle dei carabinieri sono in via Olevano, a Grugliasco, davanti a un palazzo di case popolari. C’è stata una sparatoria. Occorrono diverse ore per capire cosa è successo. Due uomini hanno litigato. Il più grande, Claudio Moliterni, pregiudicato e 51enne, ha sparato a un 32enne, Manuel Brancato. Il movente resta un mistero. Fino a ieri, quando la vittima concede un’intervista esclusiva dove, con fatica, ricostruisce quella che è stata la peggior giornata della sua vita.
Perchè quel giorno il giovane ha perso un occhio. E c’è un colpo di scena. Riguarda il movente ma soprattutto la dinamica. Perchè Moliterni, al momento in carcere accusato di tentato omicidio volontario con arma da fuoco (per cui non aveva un porto d’armi) non ha agito da solo. Andiamo per ordine. «Ero appena tornato da una vacanza in Sicilia. A Grugliasco vado per tagliare i capelli. Moliterni lo conoscevo di vista. Mi fermo a bere una birra, lui attacca bottone e parla del più e del meno» spiega la vittima «le birre diventano 2, poi3. A pranzo avevo bevuto del vino. Non sono solito a bere, quindi lo ammetto ero brillo». Si avvicina Angela. Un’amica di Claudio, una donna con problemi di tossicodipendenza (arrestata pochi giorni dopo per furto, ndr) e si aggiunge ai due uomini «non so nemmeno io perchè mi sono lasciato convincere a seguirli a casa di Moliterni, in via Olevano». Salgono le scale di quei tre piani «appena entrato, a destra, vedo una stanzetta piccola. Quella di Josè, il più piccolo dei 2 figli di Claudio. Lo conoscevo di vista. Moliterni tira fuori una lastra di crack. Non mi stupisce, è risaputo sia uno spacciatore». Angela e Claudio “fanno su”, come si dice nel gergo. Manuel non vuole, già è ubriaco, sta bene così. Poi, lo scatto. Moliterni comincia a straparlare e fa il gesto di voler prendere una bici che si trova nella stanza di Josè. Manuel intuisce che dietro quel cervello annebbiato dai fiumi della droga potrebbe esserci qualche strana idea. «Gli chiedo che dovesse fare con quella bici». Moliterni è alterato. Nasce una discussione, il 51enne spinge Manuel contro la finestra della stanzetta, Lo comincia a picchiare «prima i pugni, poi ha preso uno sfollagente, continuava a dirmi “io ti sparo” ma...mai mi aspettavo che...». Manuel prende fiato. «Poco dopo Josè arriva a dare manforte al padre. E dopo un pò, il ragazzo esce dall’appartamento per poi tornare. Io intanto resto paralizzato dalla paura, immobile, schiacciato contro la finestra. Moliterni esce dalla stanza e quando rientra nella sua mano c’è qualcosa. E’ una pistola. Tira su il braccio e spara. A due metri di distanza da me». Poi padre e figlio escono dalla stanza «e io mi barrico. Metto davanti alla porta della stanzetta tutto ciò che trovo. Li sento uscire dall’appartamento. Chiamo il 112» e i militari arrivano.
Suonano al campanello. Manuel prende coraggio «il proiettile, ho poi scoperto, era a 3mm dal cervello. Apro la porta. Poi l’ospedale, l’operazione. Mi ha rovinato, io con la mia immagine lavoro». Brancato, infatti, è un creator di contenuti per adulti «e perdere un occhio...una fobia che si materializza. E soprattutto, Josè è ancora in libertà. Solo il padre è dentro» conclude il 32enne. Al primo interrogatorio, Moliterni ha scelto di non rispondere alle domande che gli sono state poste. Il suo legale, Basilio Foti, spiega che erano in attesa degli atti «e visti i documenti, ci faremo interrogare, con tutti gli elementi. Magari il mio assistito farà un memoriale» conclude l’avvocato. L’arma utilizzata da Moliterni, al momento, non è ancora stata trovata.
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