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trasporti
22 Luglio 2025 - 15:30
Nuove linee, nuovi binari, nuovi tram. Ma nessuno a guidarli. È il paradosso che rischia di colpire molte città italiane, da Padova a Bergamo, da Bologna a Roma, dove i cantieri finanziati con i fondi del PNRR avanzano spediti, ma dove mancano le risorse per assumere i tranvieri e garantire il servizio una volta completate le opere.
In Italia sono già stati investiti oltre 5,4 miliardi di euro (per lo più provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per costruire nuove tramvie. Ma se i soldi per l’infrastruttura ci sono, quelli per assumere il personale, pagare i turni, sostenere le spese correnti, invece, ancora no. E il tempo stringe: quasi tutte le nuove linee dovranno essere operative entro la fine del 2026, come impone il calendario europeo.
Il problema nasce dalla distanza tra investimenti e spesa corrente. Il PNRR finanzia la costruzione, ma il funzionamento delle linee resta a carico del Fondo nazionale trasporti, gestito dallo Stato. Per il 2025 il fondo è stato aumentato di appena 120 milioni, arrivando a 5,3 miliardi di euro, ma secondo Agens, l’associazione di categoria, servirebbero almeno 800 milioni in più solo per sostenere le nuove reti in arrivo.
Un caso emblematico è quello di Padova, dove con 500 milioni di euro (due terzi dal PNRR) si stanno completando due nuove linee del sistema tramviario. Ma secondo l’assessore alla Mobilità Andrea Ragona, le risorse disponibili coprono appena l’aumento dei costi pregressi, non certo quelli futuri. “Con i soldi che mancano avremmo potuto potenziare il servizio nei festivi o di sera”, dice.
Stessa situazione a Bergamo, dove la linea T2 collegherà la città alla Val Brembana. I fondi per costruirla (225 milioni) ci sono, ma ne mancano almeno 4 milioni l’anno per farla funzionare. La società TEB assumerà 30 nuovi tranvieri, portando il personale da 48 a 80. “Prima di pagarli dobbiamo trovarli”, spiega l’amministratore Gianni Scarfone, che ha lanciato una “Bus Academy” per formare candidati senza patente, pagandoli già durante il percorso.
Il nodo delle assunzioni si ripropone anche altrove. A Bologna secondo la CGIL mancano già oggi oltre 100 autisti, cifra destinata a salire con le nuove linee. Stipendi poco competitivi, turni pesanti e vita cara scoraggiano le candidature, soprattutto nei grandi centri. L’azienda TPER ha addirittura messo a disposizione appartamenti a prezzo calmierato per le nuove assunzioni, pur di attirare personale.
Le associazioni del settore chiedono da mesi una revisione del Fondo nazionale trasporti, ritenuto “strutturalmente inadeguato”. Ma senza un intervento rapido, il rischio concreto è che dal 2026 molte linee nuove restino vuote o funzionino a metà, vanificando gli investimenti europei.
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