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Enologia

Il Piemonte del vino punta sul biologico: boom di cooperative e vigneti green

Oltre 4.700 ettari coltivati e una rete di cantine unite nella sfida della sostenibilità

Il Piemonte del vino punta sul biologico: boom di cooperative e vigneti green

Foto di repertorio

Sostenibilità, identità e cooperazione: il biologico cambia il volto della viticoltura piemontese. Nelle Langhe, simbolo del vino d’eccellenza, la scelta di coltivare in modo più sostenibile sta trasformando profondamente il settore. La viticoltura biologica, pur restando una nicchia, cresce a ritmi sostenuti, sostenuta da una rete sempre più strutturata di cooperative agricole.

Nel 2023, i vigneti biologici in Piemonte hanno superato i 4.700 ettari, con una crescita del 353% rispetto al 2012, secondo i dati Nomisma Wine Monitor. Si tratta del 10% circa della superficie vitata della regione. Un segnale chiaro: la sostenibilità non è più un’opzione marginale, ma una strategia condivisa da un numero crescente di aziende.

A trainare il cambiamento è il ruolo decisivo delle cooperative vitivinicole, capaci di offrire formazione, assistenza tecnica e sostegno economico. È il caso delle realtà aderenti a Confcooperative Fedagripesca Piemonte, impegnate da anni nella certificazione biologica per vini simbolo come Barolo, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo.

La svolta green coinvolge anche altre zone del Piemonte: nel Doglianese, già dal 2019 si producono uve biologiche per il Dogliani DOCG, mentre nell’Astigiano si punta su Barbera d’Asti DOCG e Nizza DOCG. Alcune cantine hanno linee interamente biologiche, altre sono in fase di conversione, ma tutte condividono l’obiettivo di una filiera più attenta al territorio.

L’Italia, con 133.000 ettari di superficie vitata biologica nel 2025, si conferma tra i leader mondiali nella produzione di vino green. E i mercati internazionali – dal Nord Europa al Canada – premiano sempre di più le etichette bio, considerate un requisito essenziale.

La viticoltura biologica piemontese richiede cura, formazione continua e capacità di adattarsi alle annate difficili. In questo scenario, la cooperazione agricola si conferma strumento fondamentale per garantire qualità e resilienza, unendo produttori, saperi e territorio.

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