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ESTERI
24 Luglio 2025 - 12:00
Il confine tra Thailandia e Cambogia è di nuovo teatro di violenze. Dopo settimane di tensioni crescenti, la situazione è precipitata con un’ondata di scontri armati che ha infiammato la zona orientale, in prossimità del tempio di Ta Moan Thom, a circa 360 chilometri da Bangkok. Secondo quanto riportato dall’emittente pubblica thailandese, almeno nove persone sono rimaste uccise nei bombardamenti condotti dall’esercito cambogiano.
A new war is approaching: Heavy fighting broke out on the border between Thailand and Cambodia, — CNN.
— Jürgen Nauditt (@jurgen_nauditt) July 24, 2025
The Royal Cambodian Army shelled several Thai border towns with multiple rocket launchers.
In response, Thailand closed its border with Cambodia because of these attacks.… pic.twitter.com/HwJVxxfipp
La risposta di Bangkok è stata immediata: chiusi i principali valichi di frontiera, evacuati oltre 40.000 civili da 86 villaggi e lanciati attacchi aerei contro postazioni militari sul territorio cambogiano. Il secondo esercito thailandese ha confermato l’impiego di jet F-16, uno dei sei velivoli pronti all’azione lungo la linea di contatto.
Nessuna delle due parti si assume la responsabilità dell’innesco del conflitto. Secondo le autorità thailandesi, l’artiglieria cambogiana avrebbe aperto il fuoco per prima. A sostenerlo è anche Sutthirot Charoenthanasak, capo del distretto di Kabcheing, nella provincia thailandese di Surin, che parla di “una reazione legittima” a un attacco iniziale proveniente da Phnom Penh.
Di tutt’altro avviso il ministero della Difesa cambogiano, che denuncia bombardamenti aerei su una strada nei pressi del tempio di Preah Vihear, patrimonio dell’UNESCO e già oggetto di dispute nei decenni passati. Phnom Penh ha bollato le incursioni thailandesi come “un'aggressione brutale” e ha richiesto una convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
La crisi ha investito anche i canali diplomatici. Bangkok ha richiamato il proprio ambasciatore a Phnom Penh, Tull Traisorat, e ha espulso il rappresentante cambogiano in Thailandia, Hun Saroeun. Alla base della rottura anche un grave incidente con mine antiuomo che ha ferito un soldato thailandese e riacceso i timori di un’escalation fuori controllo. Il ministero degli Esteri di Bangkok ha formalmente protestato per la presunta installazione di nuovi ordigni esplosivi da parte della Cambogia.
Anche Pechino osserva con preoccupazione. In una nota, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha espresso "profonda inquietudine" per gli sviluppi in corso, invitando i due Paesi ad abbassare i toni e a risolvere le divergenze attraverso canali diplomatici. La Cina, ha precisato, manterrà “una posizione imparziale” nella gestione della crisi.
Thailandia e Cambogia condividono oltre 800 chilometri di frontiera, molti dei quali oggetto di rivendicazioni territoriali non risolte. Le tensioni attuali risvegliano ricordi dolorosi: tra il 2008 e il 2011, una serie di scontri simili provocò 34 vittime e l’esodo forzato di migliaia di civili.
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