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ESTERI

Sangue e tensione tra Thailandia e Cambogia, sull'orlo del conflitto aperto

Scontri armati, attacchi aerei e sfollamenti di massa infiammano il confine orientale

Sangue e tensione tra Thailandia e Cambogia, sull'orlo del conflitto aperto

Il confine tra Thailandia e Cambogia è di nuovo teatro di violenze. Dopo settimane di tensioni crescenti, la situazione è precipitata con un’ondata di scontri armati che ha infiammato la zona orientale, in prossimità del tempio di Ta Moan Thom, a circa 360 chilometri da Bangkok. Secondo quanto riportato dall’emittente pubblica thailandese, almeno nove persone sono rimaste uccise nei bombardamenti condotti dall’esercito cambogiano.

La risposta di Bangkok è stata immediata: chiusi i principali valichi di frontiera, evacuati oltre 40.000 civili da 86 villaggi e lanciati attacchi aerei contro postazioni militari sul territorio cambogiano. Il secondo esercito thailandese ha confermato l’impiego di jet F-16, uno dei sei velivoli pronti all’azione lungo la linea di contatto.

Accuse incrociate e guerra di versioni

Nessuna delle due parti si assume la responsabilità dell’innesco del conflitto. Secondo le autorità thailandesi, l’artiglieria cambogiana avrebbe aperto il fuoco per prima. A sostenerlo è anche Sutthirot Charoenthanasak, capo del distretto di Kabcheing, nella provincia thailandese di Surin, che parla di “una reazione legittima” a un attacco iniziale proveniente da Phnom Penh.

Di tutt’altro avviso il ministero della Difesa cambogiano, che denuncia bombardamenti aerei su una strada nei pressi del tempio di Preah Vihear, patrimonio dell’UNESCO e già oggetto di dispute nei decenni passati. Phnom Penh ha bollato le incursioni thailandesi come “un'aggressione brutale” e ha richiesto una convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Diplomazia in frantumi e nuove mine alla frontiera

La crisi ha investito anche i canali diplomatici. Bangkok ha richiamato il proprio ambasciatore a Phnom Penh, Tull Traisorat, e ha espulso il rappresentante cambogiano in Thailandia, Hun Saroeun. Alla base della rottura anche un grave incidente con mine antiuomo che ha ferito un soldato thailandese e riacceso i timori di un’escalation fuori controllo. Il ministero degli Esteri di Bangkok ha formalmente protestato per la presunta installazione di nuovi ordigni esplosivi da parte della Cambogia.

La Cina prende posizione: "Serve dialogo"

Anche Pechino osserva con preoccupazione. In una nota, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha espresso "profonda inquietudine" per gli sviluppi in corso, invitando i due Paesi ad abbassare i toni e a risolvere le divergenze attraverso canali diplomatici. La Cina, ha precisato, manterrà “una posizione imparziale” nella gestione della crisi.

Un confine fragile e pieno di cicatrici

Thailandia e Cambogia condividono oltre 800 chilometri di frontiera, molti dei quali oggetto di rivendicazioni territoriali non risolte. Le tensioni attuali risvegliano ricordi dolorosi: tra il 2008 e il 2011, una serie di scontri simili provocò 34 vittime e l’esodo forzato di migliaia di civili.

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