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LA STRAGE DI BRANDIZZO

«Indagini chiuse, è il mio compleanno E’ come se fosse un regalo da Kevin»

Le parole toccanti di Massimo Laganà, il fratello della vittima più giovane della strage di Brandizzo

«Indagini chiuse, è il mio compleanno E’ come se fosse un regalo da Kevin»

«Sono felice che nel giorno del mio compleanno siano state chiuse le indagini sulla strage in cui è morto mio fratello» queste le prime parole Massimo Laganà, nel giorno in cui la Procura di Ivrea mette un punto - almeno per ora - sull’inchiesta sulla strage ferroviaria di Brandizzo. Suo fratello Kevin, il più giovane tra le cinque vittime, aveva ventidue anni. «È stato sicuramente un regalo di Kevin. Attendiamo ora di vedere le carte». Intanto, anche dal mondo dell’associazionismo e dai sindacati arriva la conferma: ci si costituirà parte civile. «Ci auguravamo che la chiusura arrivasse prima dell’anniversario della tragedia – dice Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro – era doveroso verso i familiari». E aggiunge: «Dopo Brandizzo si è continuato a morire. Nulla è cambiato. Abbiamo intenzione di costituirci parte civile» conclude Quirico.

La stessa intenzione è stata espressa da Giuseppe Manta, segretario generale Fenealuil Piemonte: «Accogliamo con soddisfazione la notizia e siamo intenzionati a costituirci parte civile. Chiediamo piena e rapida giustizia per i cinque operai travolti da un treno: una strage inconcepibile con le tecnologie di oggi». Sulla stessa linea anche la Cisl, con il segretario regionale Luca Caretti: «La caduta dell’ipotesi di omicidio volontario non riduce la gravità di quanto accaduto. La chiusura delle indagini è solo una prima tappa, ma importante. Bisogna arrivare presto all’accertamento delle responsabilità. È in gioco la giustizia per le famiglie e la dignità del lavoro, che continua a pagare un prezzo troppo alto».
La Procura ha chiuso le indagini preliminari, facendo cadere l’ipotesi iniziale di omicidio volontario con dolo eventuale. Resta l’accusa di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo. Come nel 2007 alla ThyssenKrupp. «Purtroppo anche in questo caso è decaduta l'accusa di omicidio volontario: come nel processo Thyssen – commenta Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto di quella notte – l'accusa ha ipotizzato l’omicidio volontario. Perlomeno lì il capo ha tenuto fino al primo appello, condizionando le pene. L’omicidio colposo, invece, prevede già una pena mitigata: si rischia una sentenza in cui nessuno paga».

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