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IL CASO

Maltrattamenti e lesioni alla compagna, a processo un campione di Karate del Torinese

Il legale: "Respingiamo le accuse: dimostreremo che sono infondate"

Maltrattamenti e lesioni alla compagna, a processo un campione di Karate del Torinese

Nelle aule del Tribunale di Torino si continua a parlare del caso che ha sconvolto il mondo del karate e non solo. Cristian Arlotti, il noto atleta di Nichelino che ha recentemente conquistato la medaglia di bronzo ai Campionati del Mondo di karate, è sotto processo per maltrattamenti e lesioni personali verso la donna che all'epoca dei fatti era la sua compagna. La prossima udienza, fissata per settembre, si preannuncia decisiva. L’avvocato Tommaso Luca Calabrò, difensore di Arlotti, non ha dubbi: «Respingo con fermezza ogni accusa. Abbiamo prove e testimoni pronti a dimostrare l'innocenza del mio assistito». Secondo la difesa, infatti, la storia raccontata dalla sua ex compagna sarebbe frutto di una versione distorta dei fatti, in cui lui sarebbe stato vittima di aggressioni verbali e fisiche da parte di lei. Il 21 marzo 2024 Arlotti viene arrestato in flagranza, proprio quattro mesi prima di una delle gare più importanti della carriera di Arlotti. Quella mattina, alle 10:43, i carabinieri intervengono in via Genova, a Nichelino. Le grida di una ragazza, visibilmente provata, con escoriazioni e segni di violenza sul corpo. È l’ex fidanzata del karateka, che racconta di essere stata aggredita dal compagno dopo un acceso litigio. La diagnosi: trauma cranico lieve, distorsione cervicale e prognosi di 15 giorni. Nel corso delle indagini, la giovane racconta di essere stata vittima di violenze fisiche e psicologiche da parte di Arlotti per mesi. Una relazione che, secondo quanto emerso dal verbale di denuncia, sarebbe stata caratterizzata da continue scenate di gelosia, insulti e aggressioni. La ragazza, in lacrime, afferma di essere stata colpita con calci e pugni, di aver subito danneggiamenti a mobili e oggetti in casa. «Era un inferno», racconta. Arlotti, tuttavia, respinge fermamente le accuse. In una delle sue dichiarazioni, rilasciata ai militari, sostiene: «Non mi sono mai drogato, non ho mai usato sostanze stupefacenti. Ho avuto qualche problema con l’alcol, ma non ho mai aggredito fisicamente la mia ex compagna». La difesa parla di una serie di incomprensioni e accuse infondate, con il karateka che ribadisce come l'unica volta in cui l'aggressione fisica è avvenuta sia stata un episodio isolato in cui, a causa di un litigio, gli sarebbe "scappata una spinta". Le testimonianze raccolte dalla procura, però, raccontano un quadro ben diverso. In particolare, la ragazza ha descritto più volte il comportamento di Arlotti come "irascibile", specie quando era sotto l'effetto di alcol o droghe. Una delle dichiarazioni più pesanti riguarda proprio l'uso di sostanze stupefacenti, con la giovane che racconta di aver visto il compagno alterato da cocaina e crack, mentre le urlava insulti e minacce. Secondo quanto riportato nel verbale, «urlava senza motivo, mi sbraitava addosso, mi offendeva pesantemente». La procura ritiene che la testimonianza della vittima sia credibile, e sta raccogliendo ulteriori elementi per sostenere l'accusa di maltrattamenti e lesioni aggravate. Le indagini, sotto la direzione della PM Barbara Badellino, hanno messo in luce non solo il quadro di violenza, ma anche un aspetto che ha suscitato più di qualche perplessità: la possibilità che Arlotti fosse alterato da sostanze stupefacenti durante i fatti. L'imputato risponde del reato di maltrattamenti e lesioni aggravate, con l'aggravante di essere accusato di aver costretto la ragazza a "sopportare le sue aggressioni durante frequenti alterazioni dovute all'uso di cocaina, crack e MDMA".

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