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LA SENTENZA

Falchera, condannati 22 giovanissimi per spaccio di cocaina e hashish

Una rete organizzata sul territorio. Condanne miti: nessuno andrà in carcere

Falchera, condannati 22 giovanissimi per spaccio di cocaina e hashish

Si è chiuso con ventidue condanne il procedimento penale a carico di un gruppo di ragazzi e ragazze, tutti giovanissimi, accusati di gestire un'organizzazione “soft” dedita allo spaccio “su strada” di cocaina, marijuana e hashish nel quartiere Falchera. Le pene inflitte ai coinvolti vanno da sei mesi a due anni e otto mesi di reclusione. Nessuno degli imputati finirà in carcere: le pene sono state sospese o commutate in misure alternative, come i lavori socialmente utili o gli arresti domiciliari. Il processo si è celebrato in parte con rito abbreviato, scelto da cinque imputati, mentre i restanti diciassette hanno patteggiato. Tre giovani donne sono state assolte dalla giudice Paola Odilia Meroni. Tra i legali difensori figurano gli avvocati Antonio Vallone, Salvo Lo Greco e Wilmer Perga. Secondo i pubblici ministeri Livia Locci e Dionigi Tibone, la banda era ben organizzata: chi si occupava dell’approvvigionamento, chi della distribuzione al dettaglio, chi delle cessioni su strada, spesso effettuate tramite contatti telefonici. Alcuni dei soggetti impiegati nello spaccio risultavano minorenni al momento dei fatti. Il gruppo operava secondo un sistema di turnazione, per garantire continuità nell’attività di smercio. La droga veniva nascosta in garage o nei contatori elettrici dei palazzi e i guadagni erano suddivisi tra tutti i membri, inclusi coloro che si trovavano già detenuti. L’indagine, avviata nel gennaio 2019 dai carabinieri, si è conclusa nel 2024, con la ricostruzione di un sistema radicato e articolato. Sono stati identificati quattro promotori del gruppo: D.U., che ha patteggiato 2 anni e 8 mesi, G.Z., condannato a un anno e 4 mesi e ancora L.F. e I.G., entrambi a 2 anni e 8 mesi.
«Si è concluso un processo complesso, un cerchio che andava chiuso – ha commentato l’avvocato Antonio Vallone, difensore di uno degli imputati – e si è chiuso con condanne miti, direi un costo sostenibile».

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