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Il caso

Dopo i Pitbull ora tocca ai Malinois. Ecco i nuovi cani degli spacciatori

La Procura ha chiuso un’inchiesta che documenta un traffico di animali strumentalizzati al crimine

Dopo i Pitbull ora tocca ai Malinois. Ecco i nuovi cani degli spacciatori

A maggio la polizia locale, insieme agli agenti impegnati nello sgombero, è intervenuta all’interno dell’ex Manifattura Tabacchi, in corso Regio Parco. Oltre a dieci cittadini egiziani trovati all’interno dell’immobile, sono stati rinvenuti diversi cani, tutti incroci tra Pastore Belga Malinois e Terrier di tipo Bull, in particolare Pitbull e Amstaff.
Secondo quanto accertato, lo stabile – abbandonato da tempo – era stato trasformato in un canile abusivo.

Al suo interno venivano allevati animali destinati alla vendita o, più spesso, utilizzati per compiere reati contro il patrimonio. In tutto sono stati sequestrati 14 cani, di cui 5 adulti e 9 cuccioli, attualmente affidati al canile municipale di via Germagnano. Ma l’episodio non è isolato. In alcune aree della città, soprattutto quelle già segnalate per fenomeni di spaccio, si moltiplica la presenza di cani Malinois. Una razza tutt’altro che semplice da gestire. «Il Malinois, a differenza del Pitbull, è un cane dalla poca docilità – ovvero, è più difficile che si sottometta all’uomo» spiega Stefano Blecich, addestratore con oltre trent’anni di esperienza, molti dei quali dedicati al recupero comportamentale di animali provenienti da contesti difficili. «Li incrociano con i Pitbull sperando di ottenere un cane-bomba: un animale che attacchi l’uomo come il Malinois, e che abbia la forza del Pitbull. Ma il Pitbull, se rientra nella tipicità di razza, non è un cane che attacca l’uomo.»
Non si tratta di singoli episodi. La Procura ha recentemente chiuso un’inchiesta che documenta un vero e proprio traffico di animali utilizzati come strumenti per lo spaccio e, in alcuni casi, per intimidazioni e aggressioni. Emblematico è il caso di Sibilla, un Malinois recuperato dalla polizia nella zona di San Salvario. Oggi attende un’adozione proprio al canile di via Germagnano.

Sibilla

Dopo l’epoca dei Rottweiler, quella dei Dobermann e il lungo periodo dei Pitbull – spesso solo incroci tra molossoidi etichettati in modo approssimativo – oggi sembra essere il turno del Malinois, nuovo volto del “cane pericoloso”.
«Finché non ci sarà una legge vera a tutela degli animali, le cose non cambieranno» aggiunge Blecich. «In Sicilia abbiamo lavorato con Giovanni Giacobbe, garante regionale dei diritti degli animali, su una legge che obbligava i proprietari di femmine al deposito del Dna. Quando si trovavano cani in strada, si poteva risalire ai responsabili. Una legge che qui non esiste». Quel provvedimento regolava anche le adozioni di animali provenienti dal Sud Italia, un’altra zona grigia dove – dietro a realtà apparentemente solidali – si celava spesso un vero e proprio business. Ma questa è un’altra storia, sui cui torneremo.

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