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Partenariato speciale per la cultura: nuove linee guida per una collaborazione pubblico-privato più inclusiva ed efficace

Il Ministero della Cultura introduce un modello innovativo per valorizzare i beni culturali, ampliando il ruolo del privato senza rinunciare alla guida pubblica

Partenariato speciale per la cultura: nuove linee guida per una collaborazione pubblico-privato più inclusiva ed efficace

Il Ministero della Cultura ha pubblicato le nuove Linee Guida sul partenariato speciale pubblico-privato, uno strumento normativo pensato per rafforzare la valorizzazione del patrimonio culturale italiano attraverso un modello di co-gestione tra attori pubblici e soggetti privati. Il documento, elaborato dal Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale, rappresenta un passaggio chiave per dare stabilità giuridica e operativa a una modalità di collaborazione ancora poco esplorata, ma dal grande potenziale.

Il partenariato speciale viene così definito come una forma di collaborazione orizzontale che supera la logica tradizionale dell’appalto, promuovendo una co-progettazione tra amministrazioni pubbliche e privati — siano essi operatori economici o enti del Terzo Settore — fin dalle prime fasi strategiche. Secondo quanto indicato nelle Linee Guida, il partenariato speciale si applica a progetti di valorizzazione e gestione dei beni culturali destinati alla pubblica fruizione, ma non può essere utilizzato per servizi strumentali come vigilanza, pulizia o bigliettazione, che restano soggetti alle normali procedure di gara.

Il documento sottolinea come questi accordi consentano di attenuare la separazione tra strategia e gestione, creando un sistema in cui pubblico e privato condividono obiettivi, scelte operative e responsabilità. In altre parole, la governance del bene culturale diventa una costruzione comune. Una delle affermazioni più significative contenute nel testo riguarda la natura pubblica della governance: “I beni affidati in gestione restano pienamente nel perimetro dell’azione pubblica, mentre al privato vengono affidati compiti operativi in un quadro condiviso di fruizione e valorizzazione”.
Non si tratta quindi di esternalizzare o privatizzare, ma di attivare un processo di collaborazione sistematica che rafforzi l’azione dello Stato, rendendola più efficace, partecipata e contestualizzata ai bisogni dei territori e delle comunità.

Esperienze già avviate in varie regioni confermano l’applicabilità e l’efficacia dello strumento. Ne sono un esempio la riqualificazione del Magazzino sul Po, le attività educative nel Parco archeologico di Pompei, il recupero delle Serre Borboniche della Reggia di Caserta: esempi che mostrano come sia possibile, anche in presenza di beni dismessi o sottoutilizzati, costruire un progetto integrato di valorizzazione e gestione, partendo da una visione culturale condivisa.
Le nuove Linee Guida mettono infine in evidenza il valore sociale del partenariato speciale: il modello consente di integrare la gestione del patrimonio culturale con i grandi temi del nostro tempo, come la sostenibilità ambientale, l’accessibilità, la lotta alle disuguaglianze, il digital divide, la parità di genere e la povertà educativa.

Si tratta, come indicato nel documento, di una concreta attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, che apre la strada a politiche culturali partecipate, capaci di trasformare la cultura in un fattore attivo di coesione, sviluppo territoriale e inclusione.

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