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Il caso
09 Agosto 2025 - 19:27
«Accuse ingiuste e infondate verso chi lavora ogni giorno in condizioni difficili, tra carichi in aumento e personale ridotto all’osso». È con queste parole che la FSP Polizia replica alla sentenza con cui il Tribunale di Torino ha condannato il Ministero dell’Interno per la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo, definita dai giudici una prassi «mortificante» e «discriminatoria». Al centro del caso c’è l’organizzazione degli accessi all’Ufficio Immigrazione di corso Verona, dove da tempo si registrano lunghe code all’esterno, anche all’alba, per accedere alla procedura di protezione internazionale. Una situazione strutturale, non contingente, che secondo il tribunale viola i diritti delle persone e impone ora al Viminale un riassetto completo del modello organizzativo. Ma la polizia respinge le accuse e annuncia il ricorso. In una nota firmata da Luca Pantanella, segretario generale della FSP Polizia Torino, si difende il lavoro degli agenti in servizio: «Nel solo ultimo anno il numero delle pratiche è triplicato, senza alcun aumento di personale. I colleghi sono da sempre impegnati su più fronti: rilascio di permessi di soggiorno, gestione di cittadini irregolari e domande di protezione internazionale. Nonostante questo, le istanze vengono trattate entro i tempi previsti dalla legge, e non è mai stata segnalata alcuna forma di discriminazione etnica o nazionale». Uno dei problemi principali, secondo il sindacato, è proprio l’assenza di spazi adeguati. «La sede attuale è provvisoria e inadeguata da anni e il problema è stato più volte segnalato senza ricevere risposte. Il Comune non ha mai accolto le richieste, mentre l’unica disponibilità concreta è arrivata dalla Curia torinese».
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