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Il progetto
15 Agosto 2025 - 07:40
Un panorama mozzafiato che abbraccia la bellezza delle Valli di Lanzo e la memoria di un passato industriale complesso: è questo lo scenario della puntata speciale di "Connettere l'ambiente", la webserie realizzata dai giovani del Servizio Civile Universale e della Città metropolitana di Torino, giunta alla quarta stagione.
UN VIAGGIO TRA STORIA E AMBIENTE
Dalle vette del Monte San Vittore, a 891 metri di altitudine, le telecamere della webserie seguono la linea dell'orizzonte montano fino a posare lo sguardo sull'ex Amiantifera di Balangero. Qui, nel 1904, fu scoperto quello che sarebbe diventato il più grande giacimento di amianto d'Europa, segnando per quasi un secolo il destino di queste terre.
Dal 1920 al 1990, per settant'anni, la cava rappresentò una fonte di lavoro fondamentale per le comunità locali. L'amianto, minerale largamente utilizzato nell'industria tessile, siderurgica e come materiale isolante, sembrava la risorsa perfetta. Come sottolinea Irene, portavoce del gruppo di lavoro: «Pensavano di aver trovato il minerale perfetto, ma ogni cosa ha il suo prezzo e prima o poi bisogna pagarlo». E il prezzo, purtroppo, si è rivelato altissimo in termini di salute pubblica, quando si è scoperta la pericolosità del materiale per l'organismo umano.
Oggi l'ex cava si presenta come una spettacolare "cattedrale del lavoro" novecentesca, teatro di un'importante opera di bonifica che sta restituendo alle Valli di Lanzo un territorio risanato. A fine anno saranno completati i lavori su circa due terzi dell'intera superficie del sito, che si estende per 310 ettari, aprendo nuove prospettive per il futuro dell'area.
Il progetto di riqualificazione punta verso la creazione di un polo di produzione energetica ecosostenibile e innovativa. Già in fase di sviluppo c'è la costituzione di una comunità energetica che trasformerà l'ex Amiantifera in un centro di produzione di energia pulita attraverso:
IL LAGO: UN GIOIELLO NATO DALLA STORIA INDUSTRIALE
Un elemento particolarmente affascinante su cui si sofferma la puntata speciale è il lago formatosi all'interno della ex cava. Gianluigi Soldi, direttore della Rsa (Società di risanamento e sviluppo ambientale che coordina la bonifica), spiega le caratteristiche di questo specchio d'acqua: «Si tratta di un lago profondo circa 50 metri che contiene 2 milioni di metri cubi di acqua».
La formazione del bacino è strettamente legata alla cessazione delle attività estrattive. Quando nel 1990 si interruppero i lavori di estrazione del crisotilo (il minerale di amianto prodotto dalla Amiantifera), furono spente anche le pompe che drenavano il fondo del bacino minerario. Lentamente, l'acqua ha iniziato a riempire la cavità, creando l'attuale specchio lacustre.
Su una porzione del lago sono ancora visibili i materiali residui dell'ultima «volata», ovvero i detriti prodotti dall'ultimo scoppio di mine utilizzate per l'estrazione della roccia. Questi residui, rimasti sulle gradinate del bacino quando l'attività mineraria cessò, non resteranno però come testimonianza permanente del passato industriale. Come precisa Soldi, questi materiali saranno rimossi durante la costruzione del sito di conferimento definitivo dei rifiuti provenienti esclusivamente dalla bonifica dell'area, completando così il processo di risanamento ambientale.
La webserie «Connettere l'ambiente» offre quindi uno sguardo privilegiato su una delle più significative operazioni di riqualificazione ambientale del territorio piemontese, documentando come sia possibile trasformare un'eredità industriale complessa in un'opportunità per il futuro sostenibile delle comunità locali.
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