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Il fatto
18 Agosto 2025 - 08:50
Ogni estate, le montagne italiane diventano meta di migliaia di appassionati di escursionismo, trekking e arrampicate, attratti dai panorami mozzafiato e dalle attività all’aria aperta. Tuttavia, insieme al fascino dell’alta quota aumentano anche i pericoli: incidenti, cadute e malori, che in alcuni casi possono avere esiti fatali.
Secondo gli ultimi dati forniti dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas), aggiornati al 23 luglio, dall’inizio della stagione estiva, il 21 giugno, si contano già 83 vittime in montagna, con una media di circa tre decessi al giorno. Una cifra che non accenna a diminuire nelle settimane successive, sottolineando quanto sia fondamentale affrontare le attività montane con prudenza, esperienza e rispetto delle condizioni ambientali.
Le cifre e gli interventi recenti
Al momento, le vittime stimate sono prossime al centinaio. Solo questa mattina, 17 agosto, un alpinista ha perso la vita dopo una caduta sul massiccio del Monte Bianco. Ieri, 16 agosto, il Soccorso Alpino Valdostano ha effettuato un intervento complesso sul Dente del Gigante, sempre sul Monte Bianco, per soccorrere un escursionista rimasto sospeso nel vuoto.
«È difficile aggiornare costantemente i numeri, ma le operazioni di soccorso non si sono certo fermate in queste settimane, anzi», spiega Simone Alessandrini del Soccorso Alpino. Dai dati del Cnsas emerge che il 44% degli interventi riguarda escursionisti colpiti da malori o vittime di cadute, mentre il restante 56% coinvolge altre attività in montagna. Parallelamente, si registra un dato preoccupante: molte persone affrontano la montagna senza la giusta preparazione.
Allarme: turismo in crescita, ma attrezzatura carente
«Negli ultimi 4-5 anni il turismo in montagna è aumentato notevolmente, ma solo pochi frequentano corsi preparatori. Quasi il 90% dei visitatori non è iscritto al Club Alpino Italiano», sottolinea Alessandrini. «Le montagne italiane, da nord a sud, sono quindi frequentate da persone non attrezzate per un’escursione sicura. Molti si spingono sui sentieri solo per scattare foto da condividere sui social, senza conoscere itinerari adatti o senza indossare l’abbigliamento corretto. Non è raro vedere persone con scarpe da ginnastica, magliette di cotone o addirittura pantaloncini, senza acqua, esponendosi a rischi enormi».
Secondo il Soccorso Alpino, questa imprudenza, unita a terreni difficili e condizioni meteorologiche mutevoli, aumenta sensibilmente la probabilità di incidenti gravi o mortali. Il messaggio è chiaro: la montagna richiede preparazione, rispetto delle regole e consapevolezza dei propri limiti, per godere della bellezza dei paesaggi senza mettere in pericolo la propria vita.
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