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Vino invenduto e vendemmia abbondante: il paradosso che preoccupa il settore

Mentre la vendemmia 2025 si preannuncia eccellente, produttori e istituzioni avvertono: bisogna produrre meno e meglio

Vino invenduto e vendemmia abbondante: il paradosso che preoccupa il settore

Secondo l’ultimo rapporto “Cantina Italia” pubblicato dal ministero dell’Agricoltura, al 31 luglio in Italia erano stoccati quasi 40 milioni di ettolitri di vino invenduto. Un dato che, in vista di una vendemmia 2025 promettente, preoccupa gli operatori del settore: se la produzione aumenta ma la domanda resta stagnante, le giacenze sono destinate a crescere ulteriormente. Già nel 2023 il comparto ha iniziato a registrare una flessione nei consumi a causa dell’aumento del costo della vita, che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Anche l’export ha subito colpi duri: prima la chiusura del mercato russo legata alla guerra in Ucraina, poi l’introduzione dei dazi statunitensi decisi dal presidente Donald Trump. A risentirne di più sono stati i vini rossi, che registrano un calo più marcato rispetto ad altre tipologie.

In questo contesto, molti osservatori parlano apertamente della necessità di ridurre la produzione. Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini, ha ribadito in un’intervista al Sole 24 Ore: «Bisognerebbe ridurre la produzione di almeno il 20 per cento». Una delle soluzioni indicate consiste nel diminuire le rese di uva per ettaro, il che significherebbe anche migliorare la qualità del vino: meno uva per pianta, maggiore concentrazione di aromi. La proposta riguarderebbe solo i vini da tavola e i vini di alta gamma, cioè quelli che più soffrono l’eccesso di offerta. I vini con buona performance commerciale, invece, non necessiterebbero di modifiche nei metodi produttivi.
Un’idea simile era stata avanzata in passato anche da Angelo Gaja, noto produttore piemontese, che aveva proposto di contenere la produzione nazionale tra 35 e 42 milioni di ettolitri. Un limite ben inferiore ai 48 milioni di ettolitri prodotti nel 2024.

Oltre alla leva della quantità, l’Unione Italiana Vini suggerisce anche di intervenire sulla struttura del settore. Una delle proposte è sospendere le autorizzazioni per nuovi impianti di vigneti. L’altra è favorire l’aggregazione aziendale: in Italia le aziende vitivinicole sono spesso di dimensioni ridotte, mentre in Francia, dove prevalgono aziende più grandi, è più facile ammortizzare i costi fissi. Per questo, Frescobaldi auspica misure che sostengano l’ampliamento delle imprese, dichiarando che bisognerebbe «incentivare l’aggregazione di più imprese, per esempio favorendo il credito a quelle che vogliono espandersi».

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